Biostimolanti Conference: una formula che funziona

Quello dei biostimolanti si conferma come uno degli argomenti più interessanti all’interno del già affollatissimo mondo dei mezzi tecnici per l’agricoltura e il motivo è molto semplice: gli operatori del settore sono consci del loro potenziale e vogliono saperne di più.
Lo testimonia il successo di pubblico delle prime due sessione della 2^ edizione della “Biostimolanti Conference” (quest’anno on line) organizzata da Arptra: da diversi anni infatti si discute sui meccanismi di azione dei biostimolanti, sulla loro reale efficacia e sul loro ruolo futuro in una agricoltura che sarà sempre più green e il segreto del successo di questo evento è proprio quello di alternare interventi tecnici ed istituzionali di alto livello a relazioni “aziendali” che restituiscono una panoramica precisa di dove oggi si stia orientando il mercato.


Aperta come da tradizione dal presidente di Arptra Vittorio Filì, la prima sessione del 23 febbraio ha evidenziato, grazie agli interventi di Marco Rosso (Valagro) e Lorenzo Gallo (Assofertilizzanti-Federchimica), come il settore dei biostimolanti sia ormai uscito dalla fase “pioneristica” che ha caratterizzato i primi anni 2000 e oggi sia pronto ad affrontare una sfida decisamente ambiziosa, quella di fornire agli agricoltori uno strumento in grado di migliorare l’assorbimento e l’efficienza dei nutrienti, la tolleranza agli stress abiotici e la qualità e la resa delle colture.
Se è vero inoltre che in Italia i biostimolanti sono principalmente utilizzati su colture ortofrutticole e viticole (come evidenziato dall’indagine pubblicata sul n.38/2020 de L’Informatore Agrario), è altrettanto vero che nel resto del mondo le colture “target” per questi prodotti sono quelle estensive e industriali, a riprova del fatto che il futuro dell’agricoltura globale è fortemente orientato ad una rimodulazione dell’impiego degli agrofarmaci e dei fertilizzanti “tradizionali”.

Poco più di un anno al nuovo regolamento

Altro tema sul banco della discussione è il varo del nuovo regolamento dei fertilizzanti (regolamento UE 1009/2019), che a partire dal 16 luglio 2022 obbligherà i produttori di biostimolanti ad adeguare le etichette dei prodotti. Le nuove etichette, data la complessità dell’impianto normativo e la numerosità delle materie prime impiegabili nella produzione di biostimolanti saranno ancora più dettagliate attraverso l’aggiunta di un set di informazioni che metteranno l’agricoltore nelle condizioni di operare al meglio, sfruttando al massimo le performance del prodotto. Un esempio per tutti riguarda le istruzioni in cui deve essere indicato l’effetto dichiarato per ogni pianta bersaglio, purché l’informazione riportata in etichetta si riferisca a fattori verificabili.

Biostimolanti ad azione specifica

«La Ricerca è da diversi anni al lavoro – ha sottolineato Giuseppe Colla, dell’Università di Viterbo “La Tuscia” – per passare da biostimolanti ad azione “generica” a biostimolanti ad azione “specifica”, mirati cioè a specifici target vegeto-produttivi, qualitativi o di resistenza a stress abiotici. Molti meccanismi sono già noti – ha continuato – ma molti altri verranno sempre più individuati in futuro anche grazie all’evoluzione tecnologica dei metodi analitici». L’evoluzione tecnologica, insomma, sarà sempre più alleata degli agricoltori, la sinergia tra i biostimolanti e l’agricoltura di precisione ne permetteranno un impiego sempre più mirato, a tutto vantaggio della sostenibilità ambientale ed economica delle produzioni agricole.

Lorenzo Andreotti

Un libro per aggiornarsi sui biostimolanti

Giuseppe Colla e Youssef Rouphael, relatori della Biostimolanti Conference, sono anche autori del volume BIOSTIMOLANTI PER UN’AGRICOLTURA SOSTENIBILE – Cosa sono, come agiscono e modalità di utilizzo pubblicato da Edizioni L’Informatore Agrario.

Questo testo – supportato da un’aggiornatissima bibliografia – tratta in maniera scientificamente esaustiva i principali biostimolanti oggi disponibili in agricoltura: gli estratti d’alga e gli estratti di origine vegetale, gli idrolizzati proteici, gli acidi umici-fulvici e i prodotti microbici come i funghi micorrizici.

Riserva a ciascuna categoria un approfondito capitolo; ampio spazio viene dato alle modalità di applicazione, distinguendone gli effetti sulle diverse colture: cerealicole, oleaginose, proteaginose, orticole, alberi da frutto e vite.

I capitoli finali affrontano il carbon footprint e la redditività delle colture trattate, offrendo prospettive lusinghiere in termini di miglioramento sia della redditività sia dell’ecosostenibilità delle coltivazioni.

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Guarda il video della 1^ sessione del 23 febbraio