Davide Vernocchi è stato riconfermato alla presidenza di Apo Conerpo, la più importante organizzazione di produttori ortofrutticoli europea. Nel prossimo mandato lo affiancheranno quattro nuovi vicepresidenti, che rappresentano le principali filiere e territori di riferimento. Si tratta di:
- Adriano Aldrovandi, presidente di FruitModena Group
- Alberto Guerra, vicepresidente Agrintesa
- Massimo Passanti, presidente di Propar
- Aldo Rizzoglio, presidente di Patfrut
Un nuovo nome si è insediato sulla poltrona della direzione generale. Si tratta di Daniele Maria Ghezzi che ha ricevuto il testimone da Gabriele Chiesa.
I cambiamenti, o meglio il potenziamento della governance di Apo Conerpo, come ha voluto sottolineare Vernocchi, sono stati illustrati durante la conferenza stampa che si è svolta nella sede dell’organizzazione, a Castenaso (Bologna), il 4 luglio scorso, occasione anche e soprattutto per tracciare il bilancio dell’annata ortofrutticola 2023.
Cala la produzione aumenta il valore
«Un anno, il 2023, caratterizzato da una serie di calamità che hanno messo in ginocchio il nostro potenziale produttivo – ha dichiarato Davide Vernocchi – le gelate primaverili, l’alluvione di maggio, le grandinate, l’aumento dei costi di produzione, a iniziare dall’energia, e la volatilità dei mercati sono solo alcuni degli aspetti che hanno caratterizzato l’annata, il cui bilancio conclusivo ha certificato una produzione ortofrutticola di 732.000 t, suddivisa in 549.000 t di orticole e in 183.000 t di frutta. Nel 2022 avevamo raggiunto un quantitativo complessivo che superava 1 milione di tonnellate: rispetto alla media degli ultimi dieci anni abbiamo dovuto registrare una contrazione del 27%. Nonostante ciò, il valore della commercializzazione nel 2023 ha incassato un +1,8% superando i 434 milioni di euro, con un volume d’affari che ha toccato 787 milioni di euro: –2,7% rispetto al 2022».
Nel comparto della frutta i cali produttivi più rilevanti hanno riguardato le pere (–69%), le ciliegie (–68%) le susine (–51%) e le nettarine (–49%).
Male nel settore orticolo le cipolle (–61%), mentre le patate hanno registrato una contrazione produttiva del 20%, con costi di produzione che sono passati da 8.000 euro/ha del post Covid agli attuali 12.000 euro/ha. Una situazione che, come ha ricordato Aldo Rizzoglio, non garantisce quella marginalità necessaria ad affrontare investimenti. E se per il pomodoro gli ultimi due anni hanno registrato una crescita importante, il futuro preoccupa per l’aumento delle superfici coltivate in Cina e in Sudamerica, senza dimenticare che le piogge di maggio e giugno hanno fatto saltare l’intera programmazione colturale nell’areale emiliano.
Più quantità e qualità
«Fino a qualche anno fa – ha proseguito Vernocchi – eravamo chiamati a gestire gli eccessi produttivi. Da 5-6 anni a questa parte l’imperativo è riuscire a produrre più quantità e qualità. I tempi sono molto complessi e anche le politiche europee, spesso ideologiche e non suffragate da studi scientifici validati, non aiutano. Un esempio per tutti riguarda le politiche ambientali che imporrebbero la riduzione del 50% di agrofarmaci da qui al 2030 senza considerare che, in base agli studi condotti dall’Università olandese di Wageningen, questo si tradurrebbe in un calo produttivo dell’ortofrutta, a livello europeo, del 20-30%. Auspichiamo sul tema un’inversione di tendenza che porti l’Europa a porre maggiore attenzione ai suoi produttori, per i quali la cura dell’ambiente è da sempre un aspetto prioritario».
La complessità dei tempi che stiamo vivendo e i problemi del settore non scoraggiano comunque i vertici di Apo Conerpo.
«Abbiamo tutti gli strumenti per recuperare entusiasmo, per produrre frutta – ha sottolineato ancora Vernocchi – e sono convinto che la risposta più efficace al riposizionamento della nostra produzione sia la ricerca scientifica e la sperimentazione finalizzata al rinnovamento varietale. A questo proposito abbiamo in corso 27 progetti per un investimento complessivo pari a 10 milioni di euro. Continuiamo come abbiamo fatto in passato a mettere in campo risorse che garantiscano la redditività dei produttori e la sostenibilità ambientale, due anelli concatenati che non possono prescindere uno dall’altro. I progetti in corso riguardano il miglioramento genetico e la tutela delle produzioni, la tecnica e il post-raccolta, il carbon farming, la difesa attiva per la protezione delle colture dalle gelate tardive, il monitoraggio della qualità del suolo, l’irrigazione, le tecnologie innovative e la sostenibilità ambientale. Ricerca e sperimentazione devono andare a braccetto con l’aggregazione, perché è in questo modo che si può governare l’offerta del prodotto sul mercato e riuscire a essere veramente competitivi».
Anna Mossini