«La digestione anaerobica è strategica per il settore agroalimentare. L’agricoltore produce cibo di qualità ed energia rinnovabile, ma soprattutto concorre alla riduzione delle emissioni in atmosfera, utilizzando il digestato nella fertilizzazione organica. Siamo in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo».
Così Piero Gattoni, presidente del Cib-Consorzio italiano biogas, introduce la prima giornata dei BDR Days che si è svolta l’8 giugno sui terreni coltivati a barbabietola da zucchero della Tenuta Bagnoli a Bagnoli di Sopra (PD): un esempio virtuoso di transizione energetica, che con i suoi 450 ha, grazie alla digestione anaerobica, ha nel tempo integrato l’attività principale dell’allevamento con la produzione rinnovabile attraverso l’uso efficiente dei sottoprodotti, promuovendo una filiera circolare locale.
«Siamo felici di ospitare questo evento organizzato dal CIB che mette in luce il valore e l’importanza della ricerca in agricoltura e guarda alla possibilità di sfruttare potenzialità ancora inespresse per rendere il settore più competitivo e moderno», ha detto il titolare, Giovanni Musini, agli oltre 180 imprenditori agricoli presenti. Il focus dell’incontro è su alcune delle azioni del progetto “Farming For Future – 10 azioni per coltivare il futuro”, ideato dal Consorzio per favorire la conversione agro-ecologica dell’agricoltura italiana: dall’impiego delle misure di agricoltura 4.0 fino alla fertilizzazione organica con digestato ad alta efficienza e la gestione sostenibile della doppia coltura.
Barbabietola protagonista dell’economia circolare
In sintesi, la barbabietola diventa protagonista di un nuovo modello di sviluppo agricolo, innovativo e sostenibile. L’apparato fogliare – pari a 50 tonnellate in media ad ettaro, con punte fino a 80-90 t/ha – è diretto alla produzione di agroenergie, mentre la radice viene destinata all’uso alimentare. Ma anche lo scarto di quest’ultima (polpa surpressata), che deriva dal processo di estrazione del saccarosio, va ad alimentare il biodigestore sfruttando mezzi di trasporto eco-green: i camion a biometano. Un cerchio vitale che punta alla coltivazione della seconda coltura con l’aiuto di nuove attrezzature e tecniche agricole avanzate di lavorazione e preparazione del letto di semina.
Ma la vera rivoluzione ruota attorno all’utilizzo del digestato: lo spandimento efficace avviene mediante l’utilizzo del GPS (per evitare sovrapposizioni e risparmiare gasolio), contando su minime lavorazioni del terreno, (che permettono il sequestro di CO2 nel suolo e il progressivo aumento della sostanza organica), così da incrementare la fertilità del terreno e ottenere benefici sulla seconda coltura. Senza dimenticare che una corretta applicazione del digestato parte dall’analisi del terreno, la condizione indispensabile per calibrare all’occorrenza il prodotto, migliorare l’efficienza agronomica e ridurre l’impiego di fertilizzanti, fino a determinare il quantitativo di carbonio stoccato. Negli Usa esiste già un mercato dei crediti di carbonio, che presto potrebbe divenire una realtà anche in Italia.
Di più, la tecnologia ha fatto passi in avanti persino nella raccolta della barbabietola. «Le nuove macchine semoventi consentono di estirpare la radice e, al tempo stesso, di procedere con il caricamento dell’apparato fogliare. Il risultato ottenuto è un notevole risparmio sui costi di raccolta del sottoprodotto (massa verde) ad uso agroenergetico, da utilizzare in particolare per la produzione di biometano avanzato», ha spiegato Massimo Zaghi, sales manager di Sesvanderhave, l’azienda sementiera che ha messo sul mercato nuove varietà di barbabietola a semina autunnale adatte agli areali del Nord (320 gli ettari già in produzione), in collaborazione con Bietifin-CGBI, esclusivista per la commercializzazione del seme di barbabietola da biogas/biometano, ridando nuova vita a questa coltura in territori dove era stata ormai dimenticata.
«La barbabietola – sottolinea Zaghi – può essere seminata in autunno oppure in estate e raccolta in qualsiasi periodo dell’anno, anche in inverno. Lo scopo è occupare tutti gli spazi che vengono lasciati liberi dalle colture principali».