Alla fine del mese di maggio Riccardo Vanelli (Syngenta Italia) è stato eletto alla guida di Agrofarma (Associazione nazionale imprese agrofarmaci che fa parte di Federchimica) succedendo ad Alberto Ancora. Nel suo mandato il neopresidente si dovrà confrontare con un settore in grande evoluzione, influenzato sia da fattori esterni, quali i cambiamenti climatici e le tensioni geopolitiche a seguito della pandemia da Covid-19 e della guerra in Ucraina, ma anche interni con il nuovo regolamento sull’uso sostenibile in fase di discussione che darà attuazione alla strategia europea Farm to Fork. Lo abbiamo incontrato per capire come l’Associazione sta affrontando queste tre grandi sfide e quali saranno le priorità per il neopresidente nel suo mandato.
Dott. Vanelli è obbligo partire dalla proposta di regolamento sull’uso sostenibile che impone all’Italia i target più restrittivi a livello europeo (−62%). Qual è la sua posizione?
Fin dalla pubblicazione della strategia Farm to Fork, Agrofarma, pur condividendo gli obiettivi generali, ha sollevato molte perplessità sull’impostazione che è imperniata quasi esclu-sivamente su limiti quantitativi e chiesto alle Istituzioni che i provvedimenti legislativi per la sua implementazione fossero basati su una valutazione d’impatto complessiva e su dati ed evidenze scientifiche che consentissero la definizione di target realistici e realmente sostenibili.
Sono molteplici e autorevoli le voci preoccupate che si sono sollevate in questi mesi in relazione ai rischi sulla produttività e sulla redditività dell’agricoltura europea, ed è essenziale che le Autorità nazionali ed europee le tengano in debita considerazione.
Agrofarma, che rappresenta una quota importante delle aziende impegnate in agricoltura in Italia, comprende e condivide queste preoccupazioni.
Noi siamo sicuri che la strada da intraprendere sia quella dell’innovazione, che ha già dimostrato di essere in grado di fornire gli strumenti necessari per una sempre maggiore razionalizzazione dell’uso degli agrofarmaci e in questo ambito continueremo a garantire tutto il nostro impegno.
Tuttavia, dobbiamo avere un contesto normativo che faciliti l’introduzione di nuove tecnologie e che, al contempo, tuteli la competitività del made in Italy che altrimenti sarebbe penalizzato rispetto alle produzioni extraeuropee.
Innovazione è dunque la parola chiave per vincere questa sfida?
Per vincere questa sfida il nostro settore punta fortemente sull’innovazione e sulla ricerca di soluzioni in grado di assicurare efficacia e minore impatto sulla salute umana e sull’ambiente. È però fondamentale che anche le nuove opportunità offerte da bioprotezione e digitalizzazione vengano poste
in sinergia con la chimica di sintesi in un processo di integrazione in grado di assicurare un impiego sostenibile ed efficace degli agrofarmaci, evitando
al contempo pericolose riduzioni di efficacia. A tale riguardo va ricordato come il nostro settore investa circa il 6% del fatturato in R&D per lo sviluppo e la difesa delle sostanze attive, con una particolare attenzione al settore della bioprotezione. È chiaro che affinché l’innovazione sia resa disponibile debbano esserci normative certe nei tempi e nei modi. Il quadro normativo è sicuramente un tema caldo per l’Associazione.
Quali sono gli altri temi che vuole porre al centro del suo mandato?
Il tema regolatorio è sicuramente strategico per Agrofarma e vogliamo essere parte attiva non solo nel processo di approvazione del regolamento sull’uso sostenibile, ma anche su altri temi quali il piano strategico nazionale, la nuova politica agricola comunitaria e il processo autorizzativo degli agrofarmaci. Tutto ciò al fine di portare a uno snellimento dell’iter burocratico.
Vogliamo, inoltre, rafforzare l’importanza strategica della produzione di cibo, dove in un contesto in evoluzione, l’agricoltura integrata in tutte le sue parti riveste un ruolo fondamentale per far sì che sostenibilità e produttività vadano di pari passo. A tal riguardo, l’Associazione deve evolvere come interlocutore autorevole anche su tematiche quali il biologico e il digitale. Per quanto riguarda, infine, il settore della comunicazione, vogliamo aumentare l’efficacia verso il consumatore puntando su un’informazione scientificamente corretta per far conoscere il reale valore dell’agrofarmaco e per fermare la proliferazione di fake news.
Si tratta di un percorso lungo, già intrapreso in questi anni per scardinare approcci non scientifici ed esclusivamente ideologici, che grazie alla disponibilità di divulgatori scientifici punta a offrire informazioni accattivanti per un pubblico sempre più vasto sfruttando anche i moderni strumenti di comunicazione quali
i social media e i blog.
Parlando di comunicazione, cosa ne pensa del concetto di «residuo zero» utilizzato da numerose catene di distribuzione?
Il concetto di «residuo zero scientificamente non è corretto, anche se oggi è molto utilizzato come claim di marketing. Come per gli altri standard secondari introdotti dalla grande distribuzione organizzata, impone una limitazione arbitraria nell’utilizzo degli agrofarmaci senza una reale motivazione scientifica (sia in termini di esclusione sia di quantità distribuite) perché è sempre bene ricordare che tutti gli agrofarmaci autorizzati, se utilizzati secondo le indicazioni riportate in etichetta, sono sicuri.
Come industria siamo impegnati nell’offrire prodotti che permettano di avere una gestione dei residui sempre più ottimale grazie anche all’introduzione di sostanze innovative e all’agricoltura di precisione. Ancora una volta va sottolineato come l’uso combinato delle tecnologie permetta di rendere l’agricoltura più competitiva. Altro tema in discussione al Ministero è rappresentato dalla riduzione della dose.
Qual è la vostra posizione?
Come industria sosteniamo un uso corretto e sostenibile dei prodotti fitosanitari. L’etichetta resta un elemento chiave, l’unico documento ufficiale e legittimo per evitare un impiego improprio degli agrofarmaci. Grazie alle tecnologie offerte dal settore della distribuzione oggi stiamo andando sempre più verso un uso mirato e razionale, serve pertanto trovare soluzioni che vadano di pari passo.
Come Agrofarma non ci vogliamo sottrarre al dibattito e siamo disponibili a sederci al tavolo di lavoro congiunto ministeriale per capire quali strumenti oggi siano disponibili per un impiego corretto. Anche in questo caso però le decisioni vanno prese basandosi su dati scientifici ricordando che ci sono precise prescrizioni che devono essere mantenute.
Come industria siamo dunque disposti a dialogare anche mettendo mano alle etichette ma non lo possiamo fare se non vengono dettate le regole.
E sull’impiego dei droni?
Le tecnologie, in generale, sono un abilitatore fondamentale di competitività. L’elemento su cui si deve discutere è l’applicazione di precisione e i
droni come tutte le altre tecnologie devono essere utilizzabili. Siamo interessati all’argomento e posso dire che le sperimentazioni condotte sul tema
stanno andando bene.