Il secondo Congresso europeo sul sorgo che si è svolto a Milano il 7 e l’8 novembre scorsi si è concluso con un bilancio nettamente positivo, sia per la massiccia presenza di pubblico sia, soprattutto, per la qualità delle relazioni che hanno caratterizzato i due giorni dei lavori, animati dagli interventi di oltre 60 relatori provenienti da tutto il mondo.
Opportunità. È questa la parola che ha fatto da leit motiv all’evento. Una coltura, il sorgo, che come hanno ricordato gli esperti è ancora poco conosciuta nonostante sul mercato mondiale dei cereali occupi il quinto posto. Opportunità, ma anche grandi potenzialità di sviluppo grazie alle sue caratteristiche che oggi come non mai rispondono alle sempre maggiori esigenze legate alla sostenibilità ambientale.
“La conoscenza è la base per lo sviluppo di una filiera solida – ha detto aprendo i lavori del Congresso Daniel Peyraube, presidente di Sorghum ID (www.sorghum-id.com) – Dobbiamo coordinarci con gli altri attori della filiera per valorizzare tutte le peculiarità del sorgo e trovare nuovi sbocchi per un mercato sostenibile. Il nostro imperativo deve essere la costanza nella qualità, non solo nella quantità”.
Con una produzione mondiale che si mantiene stabilmente intorno ai 60 milioni di tonnellate, ottenute su una superficie di circa 40 milioni di ettari, “negli ultimi 10 anni il commercio globale di sorgo ha conosciuto una grande evoluzione – ha spiegato nel suo intervento Pierre Guillaumin della Federazione francese dei produttori di mais e sorgo /FNPSMS – soprattutto dal 2014 in poi, quando la Cina è diventata il maggiore acquirente di sorgo a livello mondiale”. La produzione cinese di sorgo infatti non supera i 3 milioni di tonnellate, ma il consumo interno raggiunge i 5 milioni. “Quasi tutto il sorgo che produciamo viene destinato alle distillerie, mentre il 95% della quota importata viene utilizzata dall’industria mangimistica”, ha illustrato Li Zhao Yu, Dirigente dell’ufficio export cereali di Pechino. L’entrata in vigore dei dazi americani però sta creando non pochi problemi alla Cina, dal momento che specificamente sul sorgo la tassazione è schizzata al 27%. Problemi che per Paesi come l’Argentina, altro importante produttore di sorgo, si potrebbero rivelare opportunità. Esattamente come per l’Europa che dovrà comunque prima dotarsi di un Protocollo europeo sul sorgo da esportare in Cina. Tempi, in questo caso, che non saranno certo brevi.
Ma il Congresso europeo sul Sorgo, per quanto importanti, non si è concentrato solamente sugli aspetti commerciali. Numerose delle relazioni che lo hanno caratterizzato si sono focalizzate sul miglioramento della selezione genetica “soprattutto per aumentare le varietà oggi a disposizione degli agricoltori – ha sottolineato il responsabile del progetto Sorghum ID, Charles-Antoine Courtois – e implementare il settore mangimistico attraverso un intenso lavoro sul sorgo foraggero, ma anche sulle varietà che possono essere destinate all’alimentazione umana e alla produzione di biogas”.
Al termine della seduta plenaria, il Congresso è stato suddiviso in 3 importanti workshop che si sono concentrati su temi specifici coinvolgendo gli esperti più qualificati provenienti da diversi Paesi internazionali compresa l’Australia. Tecniche agronomiche innovative, opportunità offerte anche dalla selezione genomica, come dai programmi di miglioramento del sorgo foraggero per incentivarne la produzione in Nord Europa e la stabilità sono stati alcuni dei temi al centro dei dibattiti. “Uno dei grandi vantaggi offerti dalla coltivazione del sorgo – ha sottolineato Charles-Antoine Courtois – è quello di non essere esposto alla contaminazione da micotossine e di necessitare di ridotti trattamenti con fungicidi o insetticidi se non in casi eccezionali. A questo dobbiamo aggiungere la sua capacità di valorizzare l’acqua perché a differenza di altri cereali il suo fabbisogno idrico è molto contenuto. Sul fronte delle criticità dobbiamo lavorare sul controllo delle malerbe, rispetto alle quali non sempre l’agricoltore dispone di soluzioni efficaci, e in questo caso crediamo che la rotazione colturale possa contribuire a dare un aiuto importante. È vero che sotto il profilo economico i margini lordi sono inferiori rispetto ad altri cereali, ma è altrettanto vero che se consideriamo il minore ricorso ai mezzi tecnici, ai fertilizzanti, ai consumi idrici propri della coltivazione del sorgo, i vantaggi economici risultano evidenti. Piuttosto, credo occorra lavorare per arrivare a una stabilità del prezzo: negli Stati Uniti e in Australia le quotazioni raggiungono o anche superano quelle del mais, perché questo non avviene in Europa? Su questo occorre agire se vogliamo avere maggiori chance commerciali a livello globale”.
Nel dibattito non poteva mancare un approfondimento sulla Pac 2020-2026 (Politica agricola comune) di cui si sta discutendo a Bruxelles. Secondo Pierre Bascou della DG Agri della Commissione le parole che caratterizzeranno la futura Pac dovranno essere sostenibilità, resilienza e competitività, “e in questo contesto una coltura come il sorgo potrebbe trovare interessanti opportunità. L’Europa è intenzionata a triplicare il budget destinato alla ricerca per rafforzare il rapporto tra il mondo produttivo e quello scientifico e in questo contesto gli agricoltori potranno agire in prima persona per chiedere alla Comunità gli aiuti necessari a sviluppare la coltivazione del sorgo”.
“La Pac in discussione a Bruxelles pone forti interrogativi – ha dichiarato concludendo i lavori del Congresso Pierre Pagès, presidente della Federazione francese dei produttori di mais e sorgo (FNPSMS) – il nostro lavoro è ben avviato soprattutto sul miglioramento genetico della coltura. Non possiamo che auspicare una costruttiva collaborazione con l’Europa per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che ci siamo dati”.