Il Canada, fra nuova normativa sanitaria e accordi commerciali come il Ceta, risulta un mercato molto promettente per le imprese del settore caseario italiano.
«Siamo i primi fornitori europei di formaggi e il vantaggio sui concorrenti europei è in costante aumento» ha affermato nei giorni scorsi a Milano il presidente di Assolatte, Giuseppe Ambrosi.
Per Assolatte, le quasi 1.000 tonnellate che stima saranno esportate in più nel 2018 grazie alle quote assegnate in base al Ceta, fanno immaginare che non bisognerà aspettare il 2023 per assistere al raddoppio dell’export di formaggi italiani.
«Siamo stati noi imprenditori – ha detto ancora Ambrosi – i primi a credere in un futuro ‘canadese’ per l’export dei nostri formaggi. Da anni investiamo in questo Paese per far conoscere e apprezzare i nostri migliori formaggi, aprendo di fatto le porte al ‘made in Italy’ caseario».
Previsioni rosee, dunque, per i formaggi italiani alla luce dei risultati raggiunti: i flussi di vendita verso il Canada sono saliti del 20%, con tassi di crescita mensili in aumento (l’ultimo trimestre ha fatto registrare un eccezionale +40%). Tuttavia i margini di crescita sono ancora molti, secondo Assolatte.
“Quando il Governo canadese rivedrà il sistema di assegnazione delle quote, le esportazioni italiane cresceranno ancora di più – ha concluso Ambrosi – grazie anche alla fama dei nostri prodotti, sempre più ricercati”.
Con un fatturato che supera i 15,4 miliardi di euro e un indotto che dà lavoro a oltre 100.000 persone, quello della trasformazione del latte è il settore più importante dell’agroalimentare italiano. Un grande protagonista del panorama internazionale grazie alle esportazioni, il cui valore supera 2,4 miliardi di euro.