Per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici sulla produzione viticola è necessario impostare correttamente i vigneti e applicare una serie di tecniche agronomiche sviluppate negli ultimi decenni (ad esempio cimatura, defogliazione e trattamenti con antitraspiranti) e modulare diversamente quelle già ampiamente applicate, come la gestione del suolo e dell’irrigazione.
Gestione del suolo
Dove le condizioni pedoclimatiche lo permettano l’inerbimento rappresenta la migliore soluzione agronomica per la gestione dello spazio interfilare.
Consente infatti di transitare nel vigneto anche a poca distanza dalle piogge e limita il ruscellamento e i fenomeni di erosione nei terreni declivi, aspetto importante soprattutto nel caso di eventi piovosi molto intensi.
Al fine di limitare il consumo di acqua e la competizione per essa con la vite, l’inerbimento dovrebbe essere realizzato con graminacee rustiche ad apparato radicale superficiale, in grado di entrare in quiescenza nel periodo più caldo e siccitoso dell’estate.
Sono da evitare gli inerbimenti spontanei, soprattutto negli ambienti in cui prevalgono le specie a foglia larga, le quali sono dotate di apparato radicale fittonante piuttosto profondo e traspirano elevati quantitativi di acqua nel corso del periodo primaverile-estivo.
Negli ambienti collinari la semina dell’inerbimento deve prevedere preferibilmente l’impiego di seminatrici a spaglio, dato che l’utilizzo di quelle a file porta all’ottenimento di un cotico erboso che poco si oppone al ruscellamento delle acque piovane superficiali.
La gestione del suolo sotto al filare può essere eseguita tramite falcia-andanatrici in grado di creare una pacciamatura naturale partendo da quanto sfalciato nell’interfila; la pacciamatura naturale evita lo sviluppo di erbe spontanee e si oppone alle perdite di acqua per evaporazione.
Irrigazione
Nelle annate particolarmente siccitose la possibilità di ricorrere all’irrigazione è importante per consentire un decorso fisiologico del processo di maturazione ed evitare l’appassimento delle bacche e l’aumento del contenuto zuccherino per concentrazione, a seguito di fenomeni di disidratazione.
La presenza di un impianto di irrigazione può essere sfruttata inoltre per apporti idrici tardivi, finalizzati, analogamente alle cimature tardive, a stimolare l’attività vegetativa della vite in modo che i germogli in crescita possano contendere ai grappoli in maturazione i prodotti della fotosintesi.
L’irrigazione a goccia è senza dubbio il sistema più razionale e sostenibile per apportare acqua al vigneto e affrontare i cambiamenti climatici, in quanto permette di utilizzare piccoli volumi, limitare le perdite e intervenire con la massima tempestività.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 12/2017 a pag. 52
Agrotecniche in vigneto contro il cambiamento climatico
di R. Castaldi
L’articolo completo è disponibile anche su Rivista Digitale e Banca Dati Online