Strategie di fertilizzazione azotata della vite per l’annata 2025

Fino a pochi anni fa la concimazione di produzione del vigneto veniva considerata una pratica piuttosto facile, quasi automatica, da ripetere annualmente senza grosse preoccupazioni e accorgimenti. Attualmente sia i viticoltori sia i tecnici consulenti sono più consapevoli che per fertilizzare il vigneto adeguatamente sia necessaria particolare attenzione derivante dalla conoscenza di parecchie informazioni.

Si ritiene, infatti, che la fertilizzazione del vigneto debba essere impostata nel modo più attento possibile in relazione al sito, ma soprattutto in base alle condizioni meteorologiche sia dell’annata precedente sia di quella in corso, poiché queste, oltre che aver inciso sulla resa produttiva e sul livello qualitativo delle uve dell’anno passato, modificheranno le performances delle viti della stagione.

Per affinare le operazioni legate alle fertilizzazioni annuali, sarà opportuno monitorare le temperature medie, le escursioni termiche, la quantità e la distribuzione delle precipitazioni per poter correggere quanto succede nel corso della stagione.

Rilievo su foglia con SPAD, strumento che stima il colore delle foglie e indirettamente lo stato nutrizionale azotato. Il valore 34.0 è da considerare medio-basso per il momento di stima.

Per ripristinare il calo di produttività generalizzato dello scorso anno si può pensare di aumentare leggermente le dosi di restituzione canoniche previste per l’elemento azoto, però distinguendo in base alle aree geografiche e tenendo presente che il periodo primaverile fino alla prefioritura coincide con la fase di rapida crescita dei germogli ed è cruciale perché questo elemento viene fortemente richiesto.

L’aumento della fertilizzazione a carico dell’azoto, però, potrebbe essere suggerito per piante che hanno evidenziato forti stress, in casi di bassa sostanza organica, per forme di allevamento espanse o piante molto vigorose e, generalmente, per il Centro e Sud Italia, in quanto le disponibilità idriche relative alle precipitazioni piovose sono state molto limitate, lasciando presupporre bassi assorbimenti di azoto e quindi minori disponibilità a livello di pianta.

Nelle condizioni che ricadono nel deficit idrico, sarà opportuno però valutare se l’applicazione dovrà essere fatta per via radicale o se si debba ricorrere invece alla fertilizzazione per via fogliare, in quanto se si ripetessero condizioni di basse disponibilità idriche, la nutrizione per via radicale sarebbe troppo rallentata e inefficace. Il monitoraggio di eventuali supplementi azotati nella fase primaverile dovrà essere esteso anche fino all’inizio dello sviluppo delle bacche.

Per il Nord Italia, invece, alla luce delle condizioni meteorologiche verificatesi nel 2024, che dovrebbero aver aumentato l’assorbimento di azoto (ma anche di fosforo e potassio), si consiglia eventualmente di ridurre gli apporti di azoto (e anche degli altri due macroelementi) soprattutto nella prima parte della stagione vegetativa, avendo l’accortezza di monitorare eventuali situazioni anomale tramite osservazione visiva o utilizzando strumenti diagnostici efficaci quali lo SPAD le analisi fogliari che possano suggerire soluzioni di intervento rapidamente.

Dal momento che i terreni più leggeri, a più alta matrice sabbiosa, manifestano la tendenza a perdere più velocemente i nutrienti, soprattutto in annate caratterizzate da forti precipitazioni che diluiscono gli stessi e provocano lisciviazione, occorre porre una maggiore attenzione e prevedere più frazionamenti. Poiché gli eccessi azotati, in ogni caso, sono più dannosi rispetto alle carenze, si rende necessario effettuare verifiche relativamente a eventuali necessità di intervento con azoto, nel momento della più forte competizione che si instaura tra gli assorbimenti radicali e la traslocazione verso i maggiori centri di richiamo azotati, siano essi rappresentati dai germogli o dalle bacche in accrescimento. Eventuali carenze a carico di tale elemento potrebbero essere superate con interventi fogliari mirati e ripetuti a base di urea (dose 0,5 kg/hL con una abbondante bagnatura).

In tutti i piani di concimazione, comunque, va sempre tenuto conto che una frazione dei fabbisogni azotati è soddisfatta dall’azoto liberato per mineralizzazione della materia organica (mediamente 15-35 unità/ha/anno in funzione della tipologia di suolo e dei parametri climatici).

Va ricordata e sottolineata poi l’importanza del frazionamento degli apporti azotati, perché il rilascio costante e graduale dell’azoto permette di massimizzare l’equilibrio vegeto-produttivo e garantire anche una minor suscettibilità a stress biotici e abiotici, grazie anche a una riattivazione del microbioma del terreno che sostiene la biodiversità. Qualora in autunno si fosse apportato un quantitativo basso o nullo di azoto, che potrebbe determinare un germogliamento ridotto e non adeguato, si dovrà prevedere di intervenire tempestivamente avendo però l’accortezza di somministrare il fertilizzante azotato (eventualmente abbinato a un biostimolanti specifico) in due frazioni, una precocemente e l’altra in prossimità della fioritura, in relazione alle forme (nitrica, ammoniacale oppure organica).

Obiettivo degli interventi, in ogni caso, sarà quello di fare in modo che l’azoto sia disponibile alla pianta al suo massimo picco di assorbimento, ovvero un mese dopo la fioritura, tenendo presente che ogni formulazione è più soggetta (nitrica) o meno (ammoniacale o organica) a lisciviazione, oltre che presentare tempi di assorbimento diversi più rapidi (per quella nitrica) o meno (per le altre due forme).

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 1/2025
Fertilizzazione 2025 del vigneto, come impostarla sulla base della scorsa annata
di D. Porro
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