Euronext ripropone il mercato future sul grano duro

Lo scorso 13 febbraio è stato presentato a Bologna, su iniziativa di Barilla, il nuovo future del grano targato Euronext, il principale mercato finanziario e borsa valori nell’Eurozona. Si tratta del secondo tentativo di istituire
un titolo derivato del grano duro da quotare sul mercato finanziario, dopo che il future di Agrex, partito una decina di anni fa, non era riuscito a decollare per mancanza di adesioni da parte degli operatori del settore agricolo e industriale.

Cos’è un contratto future?

Prima di entrare nel merito del nuovo strumento, è opportuno ricordare che cos’è un contratto future.
I futures sono contratti di compravendita tra due parti, il cui prezzo viene concordato nel presente, mentre lo scambio del bene o dello strumento finanziario avverrà successivamente a una data prestabilita.
Per facilitare gli scambi, le caratteristiche di tali strumenti sono standard, quali le scadenze e il taglio minimo e, ovviamente, anche la specifica tecnica (ad esempio, la qualità) del cosiddetto «sottostante» (in questo caso il grano duro).
Senza entrare in ulteriori tecnicismi, è evidente che questo sistema, denominato hedging, altro non è che un’assicurazione sul prezzo di vendita o di acquisto, azzerando in questo modo i rischi derivanti dalla volatilità del mercato.

Prezzo correlato al listino di Bologna

Il nuovo contratto proposto da Euronext si propone di usare come «sottostante» non il grano duro fisico, ma un indice chiamato SEDWI (Sitagri European Durum Wheat Index), elaborato dalla società di analisi di mercato francese Sitagri.
L’indice SEDWI si calcola come media mensile ponderata dei prezzi del grano duro italiano (75%) e francese (25%) del mese di scadenza e presenta un’elevatissima correlazione con il listino di Bologna (al 99%), il che dovrebbe facilitare di molto la comprensione della formazione del prezzo da parte degli operatori.
Emilio Ferrari di Barilla ha sottolineato che uno strumento così strutturato si adatta perfettamente alle pratiche del mercato italiano, con un prezzo perfettamente allineato alle borse locali.
Il regolamento delle posizioni tramite cash elimina ogni rischio di liquidità, fornendo un’efficiente copertura del rischio in un mercato ad altissima volatilità.

Il problema delle  barriere normative

La vera nota dolente sono le barriere all’ingresso poste dalla normativa vigente in Italia, che prevedono requisiti molto stringenti alle imprese per poter agire sui mercati dei derivati.
Gli operatori devono infatti essere in possesso di determinate caratteristiche in termini di fatturato, capitali investiti ed esperienza sui mercati finanziari, che di fatto escludono dal novero dei partecipanti al mercato il 90% dei soggetti potenzialmente interessati (agricoltori, commercianti e cooperative).

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 7/2025
Derivati finanziari per il grano duro, sarà la volta buona?
di H. Lavorano
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