[La parola all’esperto]

Il diserbo è una delle pratiche strategiche nella coltivazione del mais e per anni ha visto tra i suoi protagonisti S-metolaclor, graminicida residuale di pre-emergenza.
A seguito della revoca di questa sostanza attiva e alle limitazioni all’impiego di terbutilazina, quest’anno i maiscoltori vedranno giocoforza ridefinite le strategie di diserbo per gestire una flora infestante in continua evoluzione.
«Per la campagna 2025 – ha spiegato Denis Bartolini, ricerca & sviluppo Terremerse – il diserbo del mais post revoca di S-metolaclor sarà gestibile grazie alla disponibilità di erbicidi appartenenti alla medesima famiglia chimica (le cloracetammidi), anche se occorrerà porre attenzione nella gestione di alcune infestanti in espansione nei territori maidicoli italiani. Tra queste, in particolare, Cyperus esculentus, specie perennante in diffusione nei terreni più sciolti quali, ad esempio, quelli del litorale ferrarese, ma anche nei vivai di bietola da seme che possono favorire un’ulteriore diffusione, verso la quale andrà verificata la migliore strategia di gestione sia in pre che in post-emergenza. Non vanno poi dimenticate le graminacee resistenti, in particolare agli erbicidi ALS, tra cui Echinochloa crus-galli, Digitaria sanguinalis e Sorghum halepense da seme, per le quali diventerà fondamentale una gestione integrata che preveda interventi in pre-emergenza e post-emergenza».
«Con la revoca di S-metolaclor – ha continuato Bartolini – si è ridotta al contempo la disponibilità di formulati contenenti terbutilazina, sostanza attiva che nel corso degli ultimi anni ha subito forti limitazioni d’impiego sia dal punto di vista temporale sia spaziale, ma che resta strategica soprattutto nel caso di semine anticipate per il controllo di alcune infestanti chiave come poligonacee, Acalipha, Bidens, Galinsoga, ecc., oltre alle popolazioni di amaranti resistenti in un’ottica di gestione integrata nelle rotazioni (la gestione risulta complessa su alcune colture, soia in primis)».
Nella gestione integrata della flora infestante, che parte dalle rotazioni e dalla valorizzazione della tecnica della falsa semina, hanno assunto un crescente ruolo gli interventi di post-emergenza precoce.
«Oggi – ha evidenziato Bartolini – la maggioranza degli erbicidi residuali è registrata anche in post-emergenza precoce, epoca che in molti casi ha permesso di massimizzarne l’efficacia, ma che richiede un’elevata specializzazione. Per ottimizzare e individuare il corretto momento di intervento, risulta infatti fondamentale, da un lato, conoscere i propri terreni e, dall’altro, monitorare la presenza delle infestanti che non devono superare lo stadio di 2 foglie nel caso delle graminacee e di 2-4 foglie nel caso delle dicotiledoni, pena l’insuccesso della tecnica».