Agricoltura rigenerativa: il futuro della sostenibilità in agricoltura

Cos’è l’agricoltura rigenerativa? È la domanda alla quale si è tentato di rispondere il 29 gennaio scorso a Verona nell’ambito della manifestazione Fieragricola TECH con il convegno “Agricoltura rigenerativa: il futuro della sostenibilità ambientale ed economica in agricoltura”, organizzato da L’Informatore Agrario, in collaborazione con l’ente fieristico scaligero, e parte del progetto Linformapac cofinanziato dall’Unione europea (IMCAP-24-INFOME). Il convegno è stato occasione per capire esattamente cos’è la L’agricoltura rigenerativa e come la Pac abbia contribuito a creare una coscienza comune sul valore della sostenibilità ambientale in agricoltura, promuovendo pratiche agricole sostenibili e attenzione alla qualità delle produzioni.

È toccato ad Amedeo Reyneri, dell’Università di Torino, evidenziare come l’agricoltura rigenerativa sia orami diffusa in tutta l’Unione europea, e sia diventata punto di riferimento per la sostenibilità del settore primario per il prossimo futuro, travalicando per la verità anche i confini continentali. Multinazionali al di qua e al di là dell’Oceano, sia produttori di mezzi tecnici e sia di alimenti, ne hanno fatto una bandiera contribuendo alla sua diffusione e affermazione tra gli agricoltori.

Infatti essa è già ben radicata in termini di pratiche di campo in molti imprenditori agricoli. Si tratta in buona sostanza – come ha precisato Giuseppe Corti direttore del CREA Agricoltura e Ambiente – di una serie di comportamenti che vanno dalla riduzione dell’impatto delle lavorazioni sul suolo per limitarne compattamento ed erosione, all’attenzione al contenuto di sostanza organica, fino all’adozione di corrette rotazioni e all’utilizzo di fertilizzanti di origine organica e di biosoluzioni per la difesa al fine di rafforzare la resilienza delle coltivazioni.

L’agricoltura conservativa – ha precisato Corti – è l’applicazione in campo della conoscenza, pertanto, seppure esistono obiettivi precisi e comuni non esiste una ricetta precostituita universalmente valida per raggiungere queste finalità: le pratiche devono essere calibrate in base alle caratteristiche dell’ambiente pedoclimatico nel quale insiste il fondo e agli obiettivi imprenditoriali. Certo è che l’agricoltura rigenerativa non può prescindere delle acquisizioni scientifiche, dall’innovazione tecnologica e dalle opportunità offerte dal mercato.

Tra queste il carbon farming – ha detto Alessandra Pesce – sembra coniugare in modo esemplare la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale. I lavori per rendere operativo il Registro nazionale dei crediti di carbonio generati dalla selvicoltura e dall’agricoltura procede, ma richiederà ancora tempo prima di entrare nell’operatività