Nei giorni scorsi è stata diffusa la notizia che sono state accolte quasi 20.000 domande di indennizzo presentate al Fondo mutualistico catastrofale (Agricat) nel 2023 dagli agricoltori che hanno subito danni, per effetto delle gelate tardive e dell’alluvione, per un totale di risarcimenti di 106 milioni di euro.
Per adesso le imprese interessate stanno ricevendo una comunicazione ufficiale, con la quale si notifica la decisione presa da Agricat e l’importo da corrispondere.
Dopodiché partirà la procedura di accettazione e di eventuale apertura di una richiesta di riesame da parte del beneficiario e alla fine del percorso si arriverà alla materiale erogazione dei contributi.
Tutto bene quel che finisce bene, visto che le domande ora accolte erano state quasi tutte bocciate nella prima istruttoria conclusa dal soggetto gestore Agricat nell’estate del 2024, scatenando forti proteste da parte degli agricoltori e delle relative organizzazioni di rappresentanza.
Resta però la certezza che il nuovo strumento concepito dall’Italia e attuato dal 2023, con l’ultima riforma della Pac, non sta fornendo le risposte che ci si attendeva, soprattutto in termini di rapidità nell’attivare i meccanismi previsti e nel concedere i contributi a favore degli agricoltori che hanno subìto danni economici consistenti, a causa della perdita dei ricavi, dopo fenomeni avversi di natura sistemica come la siccità, le alluvioni, le gelate e le brinate.
È necessario fare in modo che le risposte arrivino in tempi brevi, perché l’obiettivo alla base del fondo Agricat è quello di ripristinare condizioni accettabili di liquidità alle aziende agricole che hanno perso una parte dei raccolti e consentire loro di avere le forze per ricominciare un successivo ciclo produttivo, economico e finanziario.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 05/2025
Agricat boccia, poi riammette
di E.C.
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