Ormai è noto come il cambiamento climatico stia esercitando un impatto significativo sulla frutticoltura nazionale. Aumento delle temperature medie, riduzione delle piogge in alcune aree e intensificazione di eventi estremi stanno trasformando le modalità di coltivazione e influenzando la produttività delle colture.
Per garantire la sostenibilità del settore si rendono necessari investimenti in ricerca, innovazione tecnologica e pratiche agricole più resilienti, tematiche protagoniste di un evento dal titolo «Cambiamenti climatici, prevenzione, mitigazione e gestione del rischio» tenutosi lo scorso 14 gennaio presso l’aula magna dell’Istituto di istruzione superiore (Iis) San Benedetto di Latina grazie al contributo di Grena, Arrigoni, Artigiana Impianti, Soc. agr. Creativi Insieme, Irritec, Mas Seeds, Micosat F, Nuova Flesan, Wiseconn e Zespri.
Fitopatie e stress abiotici sempre più aggressivi
Se da una parte, come evidenziato dall’intervento di Elena Santilli del Crea Ofa di Rende (Cosenza), i cambiamenti climatici su olivo si traducono in un aumento della gravità della presenza di diverse fitopatie, come occhio di pavone, mosca, tignola e lebbra dell’olivo, dall’altra, come sottolineato da Domenico Ronga, docente de Difarma dell’Università di Salerno, sono anche una fonte continua di stress abiotici.
«I microrganismi dimostrano una maggiore adattabilità alle nuove situazioni ambientali rispetto ai vegetali a causa dei più brevi cicli riproduttivi – ha spiegato Santilli – e le piante, soprattutto quelle arboree, a causa del maggiore caldo, subiranno una riduzione dello sviluppo e della vigoria».
«Sul fronte delle colture erbacee di interesse centrale per la nostra agricoltura, come il grano duro, un recente studio svolto presso l’Università di Salerno ha evidenziato il potenziale significativo dei biostimolanti nel migliorare la resilienza di questa coltura in condizioni di stress da siccità, in particolare attraverso strategie di irrigazione ottimizzate».
Agroecologia, nanoparticelle e zonazione
«Abbiamo bisogno di un paradigma alternativo di sviluppo agricolo – ha evidenziato nel suo intervento Adamo Domenico Rombolà, docente presso il Dipartimento di scienze e tecnologie agroalimentari dell’Università di Bologna – che promuova un’agricoltura più solida in termini ecologici, biodiversificata, resiliente, sostenibile e socialmente giusta».
Base di questo nuovo paradigma è l’agroecologia, ha spiegato Rombolà: una sinergia tra pratiche agricole tradizionali e moderne che utilizza concetti e principi ecologici per progettare e gestire agroecosistemi sostenibili nei quali gli input esterni sono sostituiti da processi naturali. Sono stati tanti gli esempi citati da Rombolà: dalla trasemina alla coesistenza di colture orticole e frutticole passando per la bulatura e l’utilizzo di composti naturali per contenere gli stress abiotici delle principali colture arboree.
Sul tema delle soluzioni per contenere le emergenze fitosanitarie più sentite nell’areale che ha ospitato l’evento, ovvero cancro batterico e moria dell’actinidia, Giorgio Mariano Balestra, dell’Università della Tuscia ha illustrato alcune novità interessanti: «come le nanotecnologie, strumenti in grado valorizzare gli scarti filiera e al tempo stesso sviluppare di strategie di protezione sostenibili delle coltivazioni agrarie. Così come per i fertilizzanti – ha spiegato Balestra – anche gli agrofarmaci possono avvantaggiarsi della distribuzione tramite nanoparticelle, che fungono da vettori tramite adsorbimento, incapsulamento e/o coniugazione della sostanza attiva, con enormi vantaggi in termini di efficacia del trattamento e impatto a livello ambientale».
Bartolomeo Dichio, docente presso l’Università della Basilicata, ha focalizzato l’attenzione del pubblico sulla necessità di ripensare la progettazione e la gestione del frutteto «partendo dalla vocazionalità del territorio, effettuando vere e proprie zonazioni e analisi di idoneità delle diverse zone frutticole – ha detto Dichio – adeguando la scelta della specie, della cultivar e del portinnesto che più si adattano. Discorso a parte meritano l’irrigazione di precisione, soprattutto su actinidia, e l’agricoltura rigenerativa, pratica mirata a ridare al suolo quello che oggi più gli manca, sostanza organica, struttura e fertilità».
Luca Gatto, del Servizio agronomico di Zespri, ha concluso i lavori illustrando le tante attività della multinazionale, che solo poche settimane fa ha approvato l’assegnazione di 420 ettari aggiuntivi di SunGold Kiwifruit all’anno per sei anni in Italia, Francia, Giappone, Corea del Sud e Grecia.
Tecnologie per contrastare il climate change
Gli interventi dei diversi responsabili delle aziende sostenitrici dell’evento hanno chiaramente evidenziato come le tecnologie oggi disponibili siano in grado di rispondere efficacemente alla necessità di mitigazione degli effetti del cambiamento climatico in frutticoltura.
A partire infatti dalla parte impiantistica, illustrata nelle presentazioni di Arrigoni, Nuova Flesan, Artigiana Impianti e Creativi Insieme e passando per gli aspetti legati alla nutrizione innovativa secondo Grena e Micosat F e all’irrigazione secondo Irritec per arrivare alle innovazioni dei sistemi di supporto alle decisioni per l’irrigazione di Wiseconn, si è percepito chiaramente come queste aziende abbiano ben chiaro lo scenario che attende la frutticoltura di domani e anche, aspetto ancora più importante, quali siano gli strumenti migliori per mantenerne la redditività.
Lorenzo Andreotti