Nonostante l’annata positiva 2024, con una produzione di mele che ha toccato i 2,248 milioni di tonnellate, il settore si trova ad affrontare vere e proprie criticità fitosanitarie complice gli effetti dei cambiamenti climatici, che impattano su specie presenti e sui cicli di sviluppo, e un quadro normativo sempre più pressante che limita la disponibilità di prodotti efficaci.
«Negli ultimi anni – ci ha spiegato Maurizio Bottura, dirigente del Centro trasferimento tecnologico della Fondazione E. Mach – è cambiato il panorama varietale con l’introduzione di nuove cultivar a raccolta medio-tardiva (fino a metà novembre), in grado di garantire una maggiore redditività, che però richiedono un periodo di protezione più lungo (fino a un mese e mezzo). In un’annata difficile come il 2024 la gestione fitosanitaria è risultata particolarmente complessa, richiedendo un maggiore impegno per salvaguardare produzione e qualità sia in termini di numero di trattamenti che di numero di principi attivi impiegati».
«Se prendiamo ad esempio la situazione nei confronti dell’afide lanigero – ci ha spiegato Cristoph Telser tecnico presso Hans Zipperle, azienda leader nella lavorazione e trasformazione della frutta – oggi a seguito della revoca di spirotetramat (disponibile ancora per la campagna 2025) il portafoglio insetticidi si basa su poche molecole che vanno impiegate al meglio per limitarne le possibili criticità (efficacia, epoca ottimale di impiego, inserimento nei disciplinari, rischio di comparsa di popolazioni resistenti, residualità, produzioni di metaboliti, limitazioni nell’export, ecc.). In generale serve da un lato poter disporre di nuove soluzioni efficaci, anche ricorrendo agli usi in emergenza, e dall’altro aumentare le conoscenze scientifiche sui prodotti alternativi».
Uno strumento utile in grado di supportare i produttori nella gestione delle emergenze fitosanitarie è rappresentato dall’articolo 53 del regolamento UE 1107/2009, i cosiddetti usi eccezionali per 120 giorni, anche se i ritardi nelle approvazione in alcuni casi dovuti a una eccessivo irrigidimento del processo autorizzativo ne hanno ridotto l’efficacia.
«Attraverso il coordinamento di Agrinsieme – ci ha spiegato ci ha spiegato Marco Brigliadori, responsabile tecnico di Apofruit – vengono fatte richieste ponderate di autorizzazioni ai sensi dell’articolo 53, in funzione delle reali necessità. La richiesta di autorizzazione dell’aficida sulfoxaflor, ad esempio, va vista in questa direzione, anche se a oggi, nonostante l’azione dei diversi portatori di interesse, non abbiamo ancora ricevuto risposte se e quando il prodotto sarà disponibile per la prossima campagna».
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 41/2024
Clima e regole UE mettono in crisi la difesa del melo
di G. Armentano
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