Il declino dei castagneti è una minaccia per la biodiversità

Castagneto storico di Terelle (Frosinone)

Nel Lazio, come in altre regioni, il recupero dei castagneti rappresenta un’opportunità unica per rilanciare le economie locali e per valorizzare un patrimonio colturale e paesaggistico ricco anche di biodiversità.

Il censimento avviato in applicazione alla legge regionale 15/2000 e le successive attività di caratterizzazione morfologica e genetica hanno permesso di identificare diverse varietà locali di castagno nel Lazio, di cui al momento 5 sono iscritte nel registro di tutela, denominato Registro volontario regionale (RVR).

castagna pizzutella
Castagna della varietà Pizzutella

Si tratta dell’Inzita dei Monti Prenestini, il cui frutto una volta essiccato, diventa la Mosciarella di Capranica Prenestina (RM), la Rosciola di Cave (RM), la Pizzutella e la Pelosella di Terelle (FR) e il Marrone primutico di Bomarzo (VT), una varietà di marrone risultata geneticamente distinta dal Marrone fiorentino, particolarmente apprezzata in provincia di Viterbo per le sue qualità.

Nonostante la ricchezza varietale e l’importanza storica delle formazioni castanili laziali, la coltivazione di questa pianta da frutto sta vivendo una profonda crisi che si riflette negativamente anche sulla conoscenza e sulla conservazione delle varietà locali coltivate in situ.

Come sottolineato dallo studio “Servono politiche di recupero dei castagneti abbandonati”, di Claudio Di Giovannantonio (Arsial), Valerio Cristofori (Dafne UniTuscia), Andrea Vannini (Dibaf UniTuscia) – pubblicato su L’Informatore Agrario n. 36/2024 in riferimento alla castanicoltura laziale – «il castagno da frutto è oggi al centro di strategie finalizzate al suo recupero funzionale e produttivo: in tal senso il decreto Mipaaf 12 agosto 2021 offre alle regioni l’opportunità di inserire i castagneti da frutto in abbandono tra le superfici agricole transitate a bosco, meritevoli di tutela e ripristino in coltura attraverso il Piano territoriale paesaggistico regionale (PTPR)».

Il Lazio, al pari di altre regioni castanicole, è interessato da processi di abbandono del castagno da frutto ascrivibili a numerosi fattori (problematiche fitopatologiche, mancato adeguamento degli impianti, ruolo del cinipide) ma che ha la sua radice nella crisi del modello di agricoltura familiare che ha investito le aree interne dal secondo dopoguerra e perdura senza soluzione di continuità, in relazione a indici demografici sempre più critici nei comuni delle aree marginali a maggiore vocazione castanicola.

Nel Lazio, molti castagneti secolari sono frammentati in piccole unità che fanno capo a famiglie in cui non c’è più una figura di agricoltore attivo, quando questo rappresenta una condizione minima per poter accedere a misure di sostegno, come quelle previste dal CSR per la riconversione a frutto dei castagneti rimboschiti. Infatti, come evidenziano gli autori, l’intervento è riservato alle superfici già agricole all’atto dell’istanza, mentre le misure strutturali riservate alle superfici forestali sono finalizzate a consolidare le funzionalità del bosco e non la riconversione a coltivo.

Date le condizioni, sottolineano gli autori, il recupero dei castagneti necessita di un impegno coordinato per superare le barriere sociali, normative ed economiche che ne ostacolano la ripresa.

QUI lo studio sui castagneti pubblicato sull’Informatore Agrario n. 36/2024

 

Prodotto realizzato con il contributo del PSR Lazio 2014/2020 – Tipologia di Operazione 10.2.1 – Periodo Transitorio 2021/2022.