I divieti nazionali che vietano l’uso di nomi di alimenti associati alla carne per prodotti a base vegetale non sono validi, ma i Governi possono ottenere lo stesso risultato – e a prova di diritto UE – stabilendo denominazioni legali. La sentenza della Corte di giustizia UE sulla legge francese del 2022 che vietava di usare nomi come salame, coppa o prosciutto per vendere alimenti costituiti da proteine vegetali, in teoria mette fine ad anni di polemiche, in pratica apre la strada a una quantità di leggi nazionali di questo tipo.
Alla fine, hanno vinto tutti. Il mercato unico UE, forse, un po’ meno. Esulta l’Unione vegetariana europea perché il divieto del «burger vegano» (in realtà la denominazione «burger» non ha mai fatto parte dei nomi vietati) è stato bocciato dalla Corte. Ed esultano Copa e Cogeca perché la stessa Corte ha indicato esplicitamente una via compatibile col diritto UE per imporre nuovi divieti.
Lattiero-caseari tutelati, non è così per la carne
Facciamo un passo indietro. Per i prodotti lattiero-caseari, gli standard di commercializzazione della Pac già prevedono la riserva del nome. Già oggi denominazioni come «latte», «burro » o «formaggio» devono riferirsi a «milk products» e solo in pochissime eccezioni possono fare riferimento a prodotti a base vegetale. Una sentenza del 2017 della Corte di giustizia UE, nel caso noto come «tofu-town», ha rafforzato il concetto. Nel dibattito sulla riforma della Pac 2021, l’Europarlamento ha approvato un emendamento per vietare esplicitamente anche l’evocazione di prodotti lattiero-caseari, con definizioni come «tipo», «stile», «al sapore di».
Non funziona così con la carne. Non esiste riserva del nome a livello UE per salsicce, pancetta, mortadella o speck. In anni recenti, il «plant-based» è diventato un vessillo del marketing.
Vecchi e nuovi player dell’industria alimentare hanno già portato sugli scaffali «mortadella» e «salsiccia» vegetale e vogliono continuare a farlo all’insegna del marketing verde.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 33/2024
La «Carne vegetale» nuoce alla zootecnia e divide l’Europa
di A. Di Mambro
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