Colostratura: perchè utilizzare un protocollo di monitoraggio

Alcuni dati scientifici recenti mettono in evidenza come una lattazione di qualità trovi le sue basi in una corretta gestione dei primi giorni di vita, che risultano determinanti per il benessere e la produttività dell’età adulta.

Dare priorità alla cura delle vitelle infatti non è solo una responsabilità, ma una fase fondamentale per una vita produttiva efficiente.

L’assunzione di colostro nei modi e nei tempi ottimali dopo la nascita è correlata alla mortalità e alla morbilità delle vitelle.

Colostratura: i numeri per un monitoraggio efficiente

Consapevoli dunque del ruolo della colostratura è determinante capire come gestirla. Il primo suggerimento è quello di  osservare come viene svolta in stalla e analizzarne i punti critici.

Da qui la messa in pratica di un vero e proprio protocollo e di un piano di monitoraggio dello stato cinico dei vitelli, attraverso (ad esempio) delle semplici scale di punteggio che suggerisce la letteratura scientifica.

Come linea guida si può scegliere la pratica delle 5 “Q” che, ereditate dall’inglese, sono: quality, quantity, quickly, quite clean, quantify.

  • qualità: indica un valore desiderato di IgG > 50 g/L;
  • quantità: consiste in un pasto che sia almeno il 10% del peso alla nascita;
  • velocità: la somministrazione deve essere entro 1-2 ore dalla nascita, massimo 6;
  • pulizia: la conta batterica totale deve essere < 100.000 ufc/mL d coliformi totaali < 10.000 ufc/mL;
  • quantificare: il 90% dei vitelli dovrebbe avere un trasferimento passivo positivo di IgG (>10 g/L).

Analizzando le normali pratiche di colostratura in campo è emerso che l’aspetto microbiologico del colostro risulta essere frequentemente una criticità. La carica microbica dipende dall’igiene della mammella e/o dei contenitori di raccolta e dalle modalità di conservazione e riutilizzo.

L’assenza di una procedura standard per la riduzione della carica microbiologica spesso comporta banche di colostro mal gestite e fonti di un possibile rischio.

Dati americani effettuati su uno studio di 827 campioni provenienti da 67 allevamenti hanno evidenziato:

  • il 43% circa dei campioni raccolti aveva una cbt (Carica batterica totale) >100.000 ufc/mL, 16,9% dei campioni aveva una cbt >1 milione ufc/mL;
  • solo il 39,4% dei campioni raccolti soddisfaceva sia i requisiti dei gradi Brix sia microbiologici;
  • circa il 60% dei campioni risultava inadeguato, per cui un elevato numero di vitelli erano a rischio di Fpt o a rischio di infezioni, o entrambe.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte  n. 4/2024
Nuovi input per una colostratura di successo
di G. Bonacini, B. Botti, M. Altieri, A. Zecconi
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