L’emergenza siccità in Russia ha provocato un drastico calo nelle stime sui raccolti di cereali, con potenziali impatti significativi sui mercati globali. La carenza di risorse potrebbe spingere i governi a implementare restrizioni sulle esportazioni, soprattutto per il mais, con l’obiettivo di proteggere i consumi interni e contenere l’inflazione alimentare.
Export a rischio
In Russia, a detta di alcuni esperti, si prefigura l’ipotesi di contingenti alle esportazioni, soprattutto sul mais, per scongiurare situazioni di carenza interna che metterebbero a repentaglio gli approvvigionamenti sul circuito della mangimistica.
Oltre a questi timori, dovuti ai referti poco rassicuranti sullo stato di salute dei raccolti globali, i mercati stanno scontando in questi giorni le incertezze sugli sviluppi del conflitto in Medio Oriente.
Dopo l’attacco dell’Iran a Israele i listini dei frumenti all’Euronext di Parigi hanno segnato un forte rialzo.
Manca l’11% del raccolto di cereali
Le stime autunnali hanno tagliato ulteriormente il dato sui nuovi raccolti di cereali in Russia. Dal record di 158 milioni di tonnellate del 2022, la produzione era già scesa l’anno scorso a 148 milioni, mentre oggi le stime ufficiali fissano l’asticella a 132 milioni, in calo dell’11%. Autorevoli centri di ricerca sono anche più pessimisti: l’International grains council si attende addirittura una produzione al di sotto dei 120 milioni.
Mais russo: -20% rispetto al 2023
Manca, al di là degli Urali, quasi un 20% di mais rispetto alla scorsa stagione, stima il Dipartimento USA dell’agricoltura (Usda), che ha tagliato di molto le stime portandole a 13,5 milioni, ma a segnare ribassi, anno su anno, sono anche i raccolti di orzo, colza e semi di girasole, dopo l’ulteriore revisione apportata alle valutazioni ufficiali.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 33/2024
Ulteriore taglio alle stime mondiali dei cereali
Per leggere l’articolo completo abbonati a L’Informatore Agrario