Lo scorso 30 settembre la prima pianta di vite derivata da Tecnologie di evoluzione assistita (TEA) ha finalmente visto la luce del sole. La sperimentazione, guidata dai ricercatori di EdiVite, spin-off presso il laboratorio di genetica agraria dell’Università di Verona, infatti è partita, dopo la necessaria valutazione da parte dell’Ispra, in un appezzamento di 250 m2 di proprietà dell’Università.
Si tratta di piante di vite di varietà Chardonnay, nate in vitro e cresciute in serra, che contengono una mutazione in un gene di suscettibilità alla peronospora ottenuta con lo strumento dell’editing genetico utilizzando le forbici molecolari CRISPR/Cas.
Queste viti in laboratorio hanno dimostrato un interessante livello di resistenza alla peronospora restando però sempre geneticamente Chardonnay quindi preservando il patrimonio viticolo ed enologico tradizionale.
“Un’opportunità che il mondo del biologico non dovrebbe farsi sfuggire” hanno dichiarato i rappresentanti dei produttori presenti all’evento: Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, Cristiano Fini, presidente di Cia Agricoltori italiani e Carlo Piccinini, presidente di Confcooperative FedagriPesca.
EdiVite continuerà a sviluppare in laboratorio e valutare in pieno campo ulteriori prototipi, applicando le TEA ad altre varietà di vite ed editando altri caratteri, in attesa di un’apertura legislativa dell’Unione europea all’innovazione genetica, che porterà di certo grandi vantaggi alla sostenibilità e alla conservazione del ricchissimo patrimonio varietale viticolo italiano.
I limiti normativi
Per la normativa europea qualsiasi pianta ottenuta agendo sul DNA è una pianta OGM, la legge attuale non fa distinzione tra mutazioni puntiformi indistinguibili da quelle naturali o modificazioni transgeniche. Di tutta l’erba un fascio.
Su questo tema si è espressa anche l’Efsa (l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare) che ha pubblicato le linee guida per distinguere tra ciò che sarà sempre un prodotto transgenico e le modificazioni che invece potrebbero anche avvenire in natura e vanno quindi regolamentate diversamente.
Nel febbraio 2024 il Parlamento europeo ha approvato la proposta di un nuovo regolamento, mentre attualmente manca l’approvazione definitiva da parte del Consiglio, voluta da molti Paesi in cui si è andato formando un movimento di opinione favorevole a una normativa specifica sull’editing, e in Italia attesa con favore anche dalle organizzazioni agricole e dagli operatori del settore.