Sempre più frequentemente il sistema vitivinicolo italiano si trova a fare i conti con gli effetti dei cambiamenti climatici con ripercussioni su quantità e qualità delle produzioni. Se il 2023 verrà ricordato come l’annus horribilis per la viticoltura del Centro-Sud, a causa dell’elevata piovosità primaverile che ha favorito le infezioni di peronospora, nel 2024 la situazione si è diametralmente capovolta e il Nord ha fatto i conti con temperature e piovosità sopra la media del periodo, come ad esempio registrato in Piemonte, ed elevata pressione dei diversi patogeni, peronospora in primis.
Se da un lato queste condizioni mettono a dura prova i viticoltori, dall’altro risultano ideali per verificare l’efficacia delle diverse strategie oggi disponibili sul mercato. Proprio con questi obiettivi si è tenuta, lo scorso 24 luglio presso l’Istituto agrario Penna di Asti, la 5ª edizione di Campo Demo Vite, l’evento organizzato da Agricola 2000 che mette a confronto le migliori strategie di difesa della vite e di cui quest’anno Edizioni L’Informatore Agrario è stata media partner.
L’evento, che ha visto la partecipazione di oltre 100 visitatori tra tecnici e viticoltori, è stato organizzato per offrire due differenti momenti formativi: la visita alle prove «strategie peronospora» e un approfondimento in aula su peronospora e Popillia japonica.
Strategie integrate e biocontrollo a confronto
Nei vigneti dell’Istituto Penna (cultivar Nebbiolo) sono state impostate due diverse attività sperimentali: un’area «integrato», che prevedeva il confronto tra diverse strategie di difesa con l’esclusione dei prodotti recentemente revocati (metiram e dimetomorf), e un’area «biocontrollo» dove i diversi prodotti sono stati posti in strategia con il rame con l’obiettivo di rispettare le limitazioni imposte per legge (28 kg/ha in 7 anni).
«Nel corso del 2024 – ha illustrato Simone Lavezzaro, grapevine specialist di Agricola 2000 – sui testimoni non trattati abbiamo assistito a una progressione della malattia più veloce rispetto all’annata precedente con compromissione pressoché totale di foglie e grappoli. In questo contesto le strategie integrate hanno sempre offerto un’ottima efficacia, così come le strategie a base di rame a dosaggio massimo che hanno ben arginato la malattia, ma non hanno permesso di rispettare i limiti di legge».
«L’impiego di rame a mezza dose – ha proseguito Lavezzaro – ha permesso di rispettare i limiti imposti, ma l’efficacia è risultata inadeguata quando la pressione della malattia è diventata eccessiva».
«Le strategie di biocontrollo – ha concluso Lavezzaro – hanno sempre migliorato l’efficacia rispetto alla mezza dose di rame posizionandosi a livelli simili o intermedi con la dose più alta del metallo».
Attenzione alle oospore
Dopo la visita alle prove sperimentali, l’evento è proseguito in aula per approfondire due delle problematiche chiave per i viticoltori piemontesi, peronospora e Popillia japonica come sottolineato da Michele Vigasio consulente tecnico viticoltura della Vignaioli Piemontesi. «Per quanto riguarda la peronospora – ha sottolineato Vigasio – il 2024 rappresenta una delle annate a maggior pressione della malattia degli ultimi anni con una situazione che sta mettendo in difficoltà soprattutto i vigneti biologici dove a oggi sono già stati eseguiti 19 trattamenti».
Per comprende l’evoluzione della peronospora è fondamentale conoscere il processo di maturazione delle oospore, le strutture di sopravvivenza del patogeno, da cui dipendono le infezioni primarie e di conseguenza la gravità della malattia, come sottolineato da Silvia Toffolatti del Dipartimento di scienze agrarie e ambientali dell’Università di Milano.
«Gli studi condotti in Franciacorta – ha evidenziato Toffolatti – mostrano come a parità di condizioni primaverili l’andamento epidemico della malattia non dipenda dalla percentuale di germinazione bensì da specifiche condizioni durante il periodo di svernamento».
Popillia, un aiuto dalla ricerca
Passando a Popillia japonica, Giovanni Bosio del Settore fitosanitario della Regione Piemonte ha illustrato l’evoluzione dell’areale di diffusione e le caratteristiche di quello che in Piemonte è già divenuto uno degli insetti chiave della vite.
Dopo aver evidenziato come l’intensità degli attacchi dipenda, oltre che dalle caratteristiche degli agroecosistemi, dall’andamento pluviometrico dei mesi estivi (la carenza di precipitazioni tende a ridurre lo sviluppo larvale alle sole aree irrigate), Bosio ha sottolineato come le possibilità di una lotta biologica con introduzione di nemici naturali efficaci siano per il momento limitate mentre si confida nei progressi della ricerca scientifica per la lotta alle larve nel terreno.
Giannantonio Armentano