Primo caso di peste suina africana in un allevamento suinicolo di Trecate, in provincia di Novara, e in un altro rilevato a Besate, in provincia di Milano, dopo che nei giorni precedenti i titolari delle due aziende avevano segnalato alle autorità sanitarie competenti e in momenti diversi l’anomalia di alcune morti tra i suini presenti in porcilaia.
Scattate immediatamente tutte le misure previste dal protocollo di contenimento dell’infezione, che prevede l’abbattimento di tutti gli animali presenti in allevamento.
Tra le misure di contenimento dell’epidemia che conta di adottare il neo assessore regionale all’agricoltura del Piemonte, Paolo Bongioanni, ci sono l’incremento degli abbattimenti di cinghiali nelle aree circostanti gli allevamenti suinicoli, anche con il coinvolgimento dell’esercito per la localizzazione dei selvatici con droni, e un miglior coordinamento tra le Regioni confinanti per evitare la propagazione della malattia.
Nel frattempo aumenta l’esasperazione degli allevatori. Secondo quanto riportato da La Provincia Pavese del 26 luglio scorso, ci sarebbero 16 allevamenti suinicoli del territorio pronti a fare causa alla Regione Lombardia perché messi in ginocchio dalla Psa a causa delle rigide regole previste nei 186 Comuni che ancora oggi si trovano nelle zone di restrizione 1 e 2, allevamenti da cui i suini possono essere movimentati solo se in presenza di determinati requisiti e consegnati a macelli designati che per diverse ragioni riconoscono agli allevatori prezzi inferiori tra il 30 e il 50% rispetto alle quotazioni di mercato. Per gli allevatori la Regione Lombardia sarebbe responsabile della gestione degli animali selvatici ed è per questo che intendono chiedere i danni.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 26/2024
Nuovi casi di Psa negli allevamenti italiani
di A. Mossini
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