Negli anni in cui l’andamento meteorologico dei mesi di febbraio e marzo è favorevole si può organizzare lo spandimento dei reflui, la preparazione del terreno e la semina del mais sui terreni rimasti vuoti in inverno. Se però il tempo non ha consentito semine anticipate del mais e in azienda sono presenti foraggere prative (loglio italico, erba medica, prati avvicendati o permanenti), allora la prima finestra meteorologica favorevole del mese di aprile deve essere valorizzata per la raccolta di queste colture.
A primo acchito potrebbe sembrare una scelta poco oculata, ma l’esperienza pluriennale di molte aziende conferma la bontà e i vantaggi che si ottengono preferendo la raccolta delle foraggere alla semina del mais.
Infatti, il mais con le moderne scelte varietali mantiene livelli produttivi elevati fino verso la fine di maggio, mentre la qualità dei foraggi prativi e dei cereali vernini si degrada drasticamente a seguito di ritardi nella raccolta di poche settimane.
Per questa tipologia di colture, infatti, la scelta del momento in cui effettuare la raccolta è il fattore chiave da considerare se si vuole ottenere un foraggio di elevata qualità. Non esistono compromessi: le foraggere prative devono essere tagliate e raccolte a stadi di sviluppo precoci, adottando metodi di conservazione efficienti (insilamento) che riducano fortemente le perdite di sostanza secca, energia e proteina, e consentano di portare nella mangiatoia un alimento con una concentrazione energetica e proteica simile a quella che presenta la coltura al momento del taglio.
Questo significa che il loglio italico deve essere raccolto prima della botticella; l’erba medica in stadio fenologico vegetativo avanzato o non appena siano visibili i primi abbozzi dei bottoni fiorali verdi; i prati in stadio vegetativo avanzato delle specie dominanti la cotica (effettuando il primo taglio entro la metà di aprile). Queste foraggere non possono essere raccolte direttamente, ma necessitano di un periodo di appassimento in campo per raggiungere un tenore di sostanza secca compreso fra il 35 e il 45%, adeguato a garantire un buon decorso fermentativo nel silo.
Nel periodo primaverile servono circa 3-4 giorni di bel tempo per concludere in tutta sicurezza l’intero cantiere (sfalcio, appassimento, raccolta e stoccaggio). È chiaro che un ritardo dell’epoca ottimale di sfalcio, compromette irrimediabilmente la qualità del prodotto ottenibile e gli enormi vantaggi che queste foraggere sono in grado di assicurare quando inserite nelle razioni delle vacche in lattazione.
Può capitare molto spesso di decidere di posticipare il taglio perché si ritiene, erroneamente, che la produzione non sia sufficiente a giustificare i costi del cantiere di raccolta e ci si ritrovi, a causa delle condizioni meteorologiche sfavorevoli, a dover gestire dopo 15-20 giorni o ancora più tardi una coltura con maggiore produzione di sostanza secca.
Purtroppo, perdendo l’opportunità di utilizzo della prima finestra utile, la qualità nutrizionale del foraggio è irrimediabilmente compromessa.
Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte n. 4/2024
Cantiere di raccolta foraggi: va gestito tenendo conto del cambiamento climatico
di E. Tabacco, F. Ferrero, G. Borreani, L. Bertola, L. Comino
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