Uno dei problemi che ultimamente sta diventando di primo piano per le aziende zootecniche è il reperimento e la gestione della manodopera. La cosiddetta manodopera dipendente.
In Italia, dove l’agricoltura è un’attività tradizionale, il 15 % delle aziende zootecniche è totalmente familiare, cioè ha solo manodopera proveniente dalla famiglia. L’85% del campione gestisce quindi dei dipendenti esterni, assunti secondo le regole vigenti. Il 50% del campione ha una componente di dipendenti superiore a quella familiare; il 30% delle aziende ha più di 4 dipendenti, con il 10% delle aziende che ne ha più di 8.
La remunerazione media dell’unità lavorativa dipendente è oggi intorno ai 36.000 euro lordi complessivi annui, con una deviazione standard di circa 8.000 euro. Inoltre possiamo anche aggiungere che le vacche adulte presenti per unità lavorativa sono mediamente 54, con una deviazione standard di 17, influenzata forse maggiormente dalla dimensione aziendale e dalla sua organizzazione (>300 vacche = 66) che dalla eventuale robotizzazione (aziende con robot di mungitura = 65).
Importante investire nel personale
Molte aziende hanno strategie precise su benessere animale, razioni alimentari, mungitura, qualità delle strutture.
Ma quante hanno strategie per il proprio personale?
Da studi recenti dedicare tempo al personale e alla sua organizzazione per costruire un gruppo di lavoro efficiente è considerato un investimento ad alto rendimento.
Capire l’importanza del personale, definire bene i ruoli aziendali, comunicare in modo chiaro, proporre formazione, valorizzare e/o correggere in modo costruttivo sono solo alcuni dei punti fondamentali necessari per avere personale qualificato, capace e motivato.
I dati emersi mettono in luce come sia fuorviante pensare che la scarsa disponibilità di manodopera abbia come soluzione l’automazione.
Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte n. 3/2024
La manodopera specializzata non deve essere un optional
di M. Campiotti
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