Zoo-biodiversità, come salvarla? Arsial e Regione ne hanno parlato a Firenze

Roberto Steri (primo da sinistra)

Come salvaguardare la zoo-biodiversità? Questo il tema centrale dell’incontro di approfondimento inter-regionale che si è tenuto a Firenze, organizzato dalla Regione Toscana ed a cui, per Arsial e Regione Lazio, è intervenuto Roberto Steri, vicepresidente della Commissione tecnico-scientifica per il settore animale LR 15/2000 Regione Lazio, che ha sottolineato l’importanza di questa tematica, soprattutto in un contesto di crescente rischio di perdita delle risorse genetiche.

L’incontro è stato l’evento conclusivo di una serie di incontri organizzati anche grazie al patrocinio del Ministero dell’Agricoltura e  alla collaborazione delle Regioni presenti nel Comitato permanente per la biodiversità di interesse agricolo e alimentare (Calabria, Campania, Lazio, Piemonte, Puglia e Umbria).

Tali incontri, avviati nel mese di febbraio, hanno visto il coinvolgimento oltre che di Masaf, Regioni, agenzie regionali, anche di enti selezionatori detentori del L.G., associazioni di allevatori, commissioni tecnico scientifiche per il settore animale e microbico di interesse agricole e alimentare e  nuclei di valutazione istituiti ai sensi del decreto Masaf 1862/2018, in attuazione dell’Anagrafe nazionale dell’agrobiodiversità della Legge 194/2015.

Conservazione rigorosa o miglioramento genetico?

Steri ha posto l’interrogativo se sia possibile conciliare la conservazione rigorosa delle risorse genetiche con il miglioramento genetico. “Molti – ha ricordato – hanno chiesto di superare la conservazione rigorosa, introducendo un miglioramento ‘blando’. Il discorso merita un approfondimento perché per definizione la selezione genetica riduce la variabilità che vorremmo conservare, ma allo stesso tempo le scarse performance produttive sono la principale causa di rischio per gran parte delle popolazioni zootecniche autoctone. Il noto antagonismo tra consanguineità e selezione rende, in teoria, le due cose antitetiche”. Steri ha però sottolineato che le risorse genetiche autoctone oggi allevate in Italia, non sono nella stessa condizione di rischio: “Ci sono molte razze con consistenze intorno ai 7/9 mila capi su cui si può pensare di fare miglioramento genetico (in particolare per le caratteristiche qualitative e nutraceutiche). Mentre per altre razze, le consistenze attuali sono assolutamente insufficienti per pensare a qualunque tipo di intervento che non sia quello rigorosamente conservativo”.

Il ruolo del libro genealogico

Steri ha sottolineato poi l’importanza del libro genealogico: «Sul territorio ci sono delle popolazioni che non possiamo definire “razze” perché non hanno un libro genealogico di riferimento e che sono in fase di studio; l’obiettivo finale è quello di iscriverle ad un libro genealogico; però per farlo ci vuole uno studio storico, morfologico e genetico approfondito. Si tratta di un’operazione lunga e costosa, completamente a carico degli Enti territoriali che deve essere focalizzata in modo efficiente, preciso e continuo».

L’impegno di Arsial e Regione Lazio

Arsial e Regione Lazio si impegnano, in attuazione della L.R. 15/2000 “Tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario”, a promuovere azioni concrete per la salvaguardia della zoo-biodiversità, attraverso il sostegno alla ricerca, la formazione degli operatori e la valorizzazione dei prodotti tipici.

L’obiettivo è quello di tutelare le razze a rischio di erosione genetica e di valorizzare la biodiversità zootecnica del Lazio, un patrimonio prezioso attraverso il quale garantire la conservazione degli habitat naturali, che deve essere assolutamente preservato anche per le future generazioni.

 

Prodotto realizzato con il contributo del PSR Lazio 2014/2020 – Tipologia di Operazione 10.2.1 – Periodo Transitorio 2021/2022.