Fa impressione analizzare, ormai a posteriori, i dati dei bilanci 2022. L’innalzamento dei prezzi, che era già lentamente iniziato nel 2021 ha avuto poi un’impennata violenta con l’inizio della guerra in Ucraina e il «boom» dei costi alimentari ed energetici ha spaventato tutti. Produrre al meglio, così da chiudere i bilanci in attivo, è stata la strategia giusta anche se l’andamento dell’annata è stato assolutamente particolare.

Nel 2019 le aziende in utile erano state ben il 75%. Nell’anno successivo siamo scesi al 54% e infine nel 2021 si scende ulteriormente al 47%. Il 2022, che inizialmente ha spaventato,  alla fine si è concluso su valori simili a quelli del 2019 proprio perché il prezzo del latte come media annua è aumentato di più di 10 punti. Il 2022 ha visto un innalzamento dei costi di circa 7,6 euro per 100 L di latte con un aumento del prezzo del latte che però nel 2022 è stato alla fine più che proporzionale e questo ha fatto crescere la % di aziende in utile, che è pari al 70%.

Il fattore decisivo di questa differenza è costituito in gran parte dai diversi livelli gestionali delle aziende, cioè della capacità di applicare il controllo di gestione in allevamento: misurare quello che si fa, valutarlo, correggerlo e migliorarlo. Il principale strumento di lavoro è senza dubbio il bilancio aziendale, senza il quale non è possibile avere una direzione.

Dedicando mediamente un paio d’ore la settimana si può gestire un bilancio aggiornato in tempo reale, che ha un’utilità straordinaria. Le aziende migliori hanno guadagnato di più e quelle peggiori hanno perso di più. Per questo è ancor più importante iniziare questo percorso che introduce all’utilizzo del controllo di gestione in azienda per migliorare l’efficienza tecnica e quindi economica.

Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte n. 2/2024
Un anno difficile? Ma la buona gestione fa guadagnare
di M. Campiotti
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