La necessità di eseguire lavorazioni del terreno in modo più efficiente sta favorendo la diffusione dei decompattatori, oltre che in agricoltura conservativa, anche in sostituzione dell’aratura e della dissodatura, avvicinando la tecnica agronomica a un approccio di minore disturbo del suolo. L’esperienza di impiego di questa attrezzatura resta ancora limitata, nonostante i modelli siano presenti sul mercato da diversi decenni.
Il decompattatore è un’attrezzatura tendenzialmente portata, con elementi di lavoro ad ancora, discissori. Le ancore, di moderato spessore, possono essere fissate al telaio in modo rigido con bullone di sicurezza oppure con elementi elastici o idraulici che permettano il «no stop» in caso di pietre o rocce affioranti.
La disposizione delle ancore nel telaio è varia e prevede: il singolo rango, per ridurre gli ingombri nel caso di modelli che prevedono l’uso combinato con altre attrezzature; la disposizione a «delta» o «V», per ridurre l’assorbimento di potenza; la disposizione su due o più ranghi, per favorire la gestione del residuo e ridurre l’effetto di compattamento laterale talvolta riscontrato nelle ancore tipo «michel».
Il passaggio delle ancore è spesso seguito da un rullo metallico che, usato da riferimento per la profondità di lavoro, viene impiegato anche per assestare e spianare la superficie lavorata rendendola seminabile.
L’azione di decompattamento avviene per effetto dinamico: durante il passaggio degli utensili del decompattatore nel terreno l’intero strato di suolo lavorato viene sollevato e lasciato cadere subito dopo, in modo omogeneo, con limitato disturbo superficiale e senza inversione degli strati.
Per questo motivo è importante operare a velocità di lavoro attorno ai 7 km/ora, o non lavorare sotto i 4 km/ora, in modo da mantenere l’efficacia della lavorazione.
Decompattamento e ripuntatura: lavorazioni differenti
Diversamente dal decompattatore, il ripuntatore lavora principalmente per rimescolamento ed esplosione delle zolle grazie al transito delle ancore nel suolo dotate di forma e spessore appositi per favorire la frammentazione e la risalita di strati profondi. Di conseguenza, l’azione decompattante resta localizzata nel volume di terreno attraversato dagli utensili.
I due modus operandi diversi determinano anche le differenze nella lavorazione del terreno: il decompattatore risulta in una lavorazione omogenea e «gentile» su tutto il fronte di lavoro, rispetto ai ripuntatori, che hanno un’azione più energica ma localizzata, e richiedono altre lavorazioni del terreno secondarie per avere un letto di semina omogeneo.
Inoltre, il disturbo superficiale dei ripuntatori è tale che spesso non consentirebbe la semina diretta sulla superficie ripuntata. La risoluzione di queste problematiche con i decompattatori permette di ridurre il numero di interventi necessari per la preparazione del letto di semina o di seminare direttamente ottimizzando i costi e i tempi per l’apprestamento del terreno alla semina.