Quali strumenti e strategie possono essere messi in atto per contrastare la volatilità dei prezzi e la perdita di potere negoziale nel mercato dei cereali?
Il modello del Farm Bill statunitense potrebbe essere adottato anche nell’UE? E ancora, Argentina e Brasile quanto devono farci paura? È possibile per gli agricoltori italiani proteggersi dalla speculazione dei mercati delle commodity internazionali?
Per i cerealicoltori italiani avere risposte a queste domande è fondamentale, soprattutto in un periodo, come quello attuale, che sta vedendo un continuo calo delle quotazioni per i frumenti e per il mais.
Per fare chiarezza su questi temi Aires (Associazione italiana raccoglitori, essiccatori e stoccatori) ha organizzato lo scorso 1° marzo a Canaro (Rovigo) e in contemporanea a Vische (Cuneo) il convegno dal titolo «Il mercato dei cereali negli ultimi decenni, da locale a globale».
Dopo i saluti dei rappresentanti Aires Gianfranco Pizzolato a Canaro (Rovigo) e Paolo Savoia a Vische (Cuneo), del sindaco di Canaro Alberto Davì e del senatore Bartolomeo Amidei, componente della 9ª Commissione agricoltura in Senato, che ha ricordato l’impegno del Governo verso il settore dei seminativi con un continuo confronto su tante tematiche, contratti di filiera in primis, l’evento è entrato nel vivo con l’intervento di Angelo Frascarelli, economista agrario dell’Università di Perugia, che da subito ha sottolineato come di fronte a periodi di forte incertezza economica queste sono le strategie da mettere in atto: «La prima è pianificare, facendo i conti a 5-10 anni ed evitando di inseguire i prezzi dell’anno precedente. Poi le attività aziendali vanno diversificate – ha continuato – la specializzazione è troppo rischiosa. Il rapporto con il mercato va stabilizzato producendo su contratto, il mercato spot va evitato e fondamentale è la difesa attiva e passiva, cioè le assicurazioni, delle produzioni. Infine, bisogna mantenere una buona liquidità in azienda per ammortizzare le criticità produttive e di mercato».
Luca Rossetto, economista agrario dell’Università di Padova, si è focalizzato su Brasile e Argentina, che assieme fanno circa 130 milioni di ettari a seminativi e sono fornitori importanti di soia e mais per l’Italia.
«Anche loro – ha detto Rossetto – risentono dei cambiamenti climatici e dell’aumento dei costi di produzione, ma restano e resteranno player fondamentali per il mercato mondiale. Il Brasile riesce a fare due cicli di coltivazione e nonostante rese medie decisamente basse (55 q/ha per mais, 30 q/ha per il frumento e 35 q/ha per la soia) la logistica, prettamente fluviale, permette loro elevate economie di scala, unite ovviamente alla grandissima superficie media aziendale. Si consideri che 420.000 aziende dispongono tra i 100 e i 1.000 ha e 51.000 più di 1.000 ha. Discorso simile per l’Argentina, che nonostante la recente svalutazione della moneta interna (il pesos) e le tasse sull’export (30% sul prezzo di esportazione della soia e 12% su quello di frumento e mais) resta estremante competitiva».
Stefano Serra, broker di Info Granarie e Servizi, ha spiegato cos’è e come funziona il Farm Bill statunitense: «In sostanza è un sistema che prevede pagamenti ad agricoltori e allevatori distinti per prodotto e per livelli di rischio di rese/ricavo; va sottolineato che il Governo statunitense ha una politica precisa verso l’export dei propri prodotti agricoli finanziando, con programmi specifici come il Market access program le attività promozionali e di marketing all’estero che aiutano a costruire mercati per le esportazioni agricole USA.
Altri programmi – ha continuato Serra – come il Foreign market cooperation o quello di cooperazione per lo sviluppo del mercato estero finanziano progetti a lungo termine per ridurre i vincoli sulle importazioni estere».
Mario Boggini, broker e vicepresidente della Commissione prezzi della Granaria di Milano, ha insistito a più riprese sull’importanza della rappresentanza agricola presso le Borse merci, ma ha anche sottolineato l’importanza dell’aggregazione e della massa critica «unica soluzione veramente efficace per evitare le anomalie del mercato e difendersi dalla speculazione».
«Il sistema delle Borse merci è sicuramente perfettibile – ha aggiunto – ma l’agricoltore dal canto suo deve capire che il conto deposito è uno strumento da abbandonare. I contratti di filiera, purché scritti bene, offrono reali vantaggi alle parti, tra cui la certezza della redditività per il produttore e la qualità standard per l’utilizzatore».
Lorenzo Andreotti