Il mais in Italia sta sicuramente vivendo un periodo difficile, ma fortunatamente le aziende sementiere, grazie al loro lavoro di ricerca e sviluppo, possono offrire valide soluzioni al maiscoltore.
Abbiamo intervistato Roberto Cecchinato, sales manager presso KWS Italia con il quale abbiamo affrontato l’utilizzo dei mais precocissimi, una delle soluzioni più valide per la zootecnia offerta da KWS Italia.
Dott. Cecchinato, quali sono i vantaggi di seminare un mais precocissimo?
I vantaggi degli ibridi precocissimi sono molteplici, ovvero, vengono coltivati con minor utilizzo di fertilizzanti, nessun trattamento contro la piralide in prima epoca di semina e limitati interventi irrigui.
Inoltre, sempre se coltivati in prima epoca di semina, il fatto di raccoglierli presto, fa sì che la diabrotica non deponga le uova nell’appezzamento stesso in quanto non trova più la coltura presente in campo al momento dell’ovideposizione. Questi ibridi poi, grazie alle loro caratteristiche genetiche, presentano una digeribilità del trinciato prodotto maggiore del 15% rispetto a un mais tardivo.
Ma le produzioni sono minori?
Anche questo è un mito da sfatare, in quanto, anche se il divario produttivo verso un mais tardivo esiste, con gli ibridi di nuova generazione (ad esem- pio KWS Shako) si è ridotto molto e si può arrivare ad avere una differenza non superiore al 5-10%.
Questo gap, però, viene ampiamente recuperato tra minori costi di coltivazione e maggior digeribilità dell’insilato prodotto.
Si possono fare due raccolti in un anno usando i precocissimi?
Certo che sì! Da anni KWS Italia propone all’agricoltore che necessita di insilato, sia esso allevatore o gestore di impianto biogas, una soluzione chiamata «100 tonnellate ettaro» che consiste nella successione nello stesso anno di mais precocissimo seguito da sorgo.
Della bontà di questa soluzione se n’è accorto anche il legislatore della nuova Pac, inserendo questa rotazione tra quelle ammissibili per l’Ecoschema 4 (ricordiamo che il sorgo deve rimanere in campo almeno 90 giorni).
Chi non ha mai seminato un mais precocissimo a cosa deve stare attento?
Il mais precocissimo non è diverso da uno tardivo, ovvero, per raggiungere i risultati sperati, necessita di essere seguito bene in quanto precocissimo non è sinonimo di rusticità.
A livello di gestione in campo, bisogna avere l’attenzione che i tempi di sviluppo sono accelerati rispetto a un tardivo, quindi, fare attenzione alle tempistiche di alcune lavorazioni, tipo la sarchiatura.
Inoltre, il consiglio che mi sento di dare agli agricoltori è quello di prenotare per tempo la semente per la campagna 2024 in quanto, visto come si stanno comportando in campo a oggi questi ibridi, le conferme e le richieste per le prossime semine sono già iniziate da chi lo ha seminato quest’anno e da chi lo sta vedendo dal vicino.