Gli effetti combinati del calo delle produzioni a livello internazionale con la forte riduzione degli stock, e l’aumento vertiginoso dei prezzi stanno mettendo in crisi gli operatori del mercato dell’olio di oliva. Il rischio è che tale situazione abbia pesanti ripercussioni sui consumi interni e sulle nostre esportazioni.
In Italia il prezzo medio dell’extravergine è passato rapidamente da 5,70 euro/kg di novembre 2022 a 6,13 euro/kg di aprile 2023, per arrivare recentemente nel Nord della Puglia a sfiorare in media i 7 euro/kg. In questo scenario gli imbottigliatori cominciano ad accusare qualche difficoltà negli approvvigionamenti, sia in termini di volumi sia di prezzi, mai così elevati.
La campagna in corso, con meno di 2,5 milioni di tonnellate a livello mondiale, è una delle più scarse degli ultimi anni. In realtà è la produzione UE ad essere la più bassa del decennio, con 1,37 milioni di tonnellate, trascinata al ribasso dalla Spagna che non ha superato le 700.000 tonnellate (-56% rispetto alla campagna precedente). Per l’Italia, quando i frantoi sono ormai alle ultime battute, Ismea stima i volumi 2022-23 a 241.000 tonnellate (-27% rispetto allo scorso anno).
Alla fine di questa campagna pertanto il dato sugli stock europei potrebbe restare abbondantemente sotto le 300.000 tonnellate. Solo nel 2015 si era scesi più in basso.
Da mesi inoltre serpeggiano preoccupazioni insistenti anche sulla prossima campagna, perché la siccità che per mesi ha caratterizzato il clima delle regioni produttrici iberiche potrebbe aver lasciato pesantemente il segno negli oliveti. Per l’Italia, invece, sono state le piogge ripetute e intense delle settimane scorse che potrebbero aver causato danni all’allegagione, mentre si stanno monitorando gli eventuali effetti dovuti a fitopatie.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 23/2023
Prezzi record per l’olio d’oliva
di T. Sarnari
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