La viticoltura italiana è destinata a perdere qualità e mercati se non mette a punto nuove strategie per una nuova crescita e un’affermazione a livello internazionale. È il messaggio lanciato dal presidente dell’Oiv, l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino, Luigi Moio all’inaugurazione del 74° anno accademico per l’Accademia Italiana della Vite e del Vino tenutasi oggi a Firenze.
«Un primo aspetto da considerare è il cambiamento climatico – ha spiegato Moio – sul quale abbiamo un vantaggio naturale perché i nostri vitigni storici sono quasi tutti tardivi, ossia caratterizzati da un ciclo vegetativo lungo, per cui non soffrono molto per un eventuale aumento della temperatura media annuale; alcuni di loro potrebbero addirittura avere dei vantaggi con un miglioramento del potenziale enologico».
Un altro aspetto, secondo Moio, «è la crescita della sensibilità ambientale nella società», che impone scelte non più rinviabili lungo tutta la filiera vitivinicola, dall’uva alla bottiglia.
Occorre poi dare più forza all’enoturismo. «Le cantine sono dei potenziali porti attrattori – ha aggiunto il presidente – bisogna per questo continuare a metterle in rete in modo ordinato e organizzato allo scopo di creare tutte le condizioni per poter fare una buona accoglienza. Portare gli appassionati sui luoghi di produzione è fondamentale perché il vino non lo si comunica se non si ci si guarda negli occhi».
Diversi gli obiettivi del nuovo corso dell’Accademia, come ha fatto sapere il presidente Rosario Di Lorenzo, tra i quali incentivare il coinvolgimento e la partecipazione di giovani alla vita accademica e promuovere e sostenere attività di alta formazione».