In un incontro Arsial a Velletri è stato approfondito il progetto “Itienolazio”, acronimo di “Itinerario enoturistico del Lazio”, già presentato al Vinitaly.
Nasce in attuazione dell’articolo 12 della legge n. 194/2015 “Attività legate all’istituzione e/o all’animazione degli itinerari della biodiversità di interesse agricolo e alimentare” e prevede l’attivazione di itinerari enoturistici, focalizzati sulla biodiversità vitivinicola, che coinvolgono direttamente gli operatori del settore; il tutto implementando sia l’App sia la cartellonistica dedicata agli itinerari della biodiversità già realizzati con il precedente progetto “Sulle strade della biodiversità del Lazio”.
Verrà realizzato pure un catalogo online di offerta di servizi enoturistici. C’è una realtà vitivinicola caratteristica che va fatta conoscere, che può diventare “vacanza intelligente”, a contatto con la natura, il paesaggio, la cultura (anche quella vitivinicola).
Nel Lazio la superfice destinata a vite ammonta a circa 18 mila ettari, alla cui coltivazione si dedicano circa 20 mila aziende, per lo più di piccole dimensioni e 450 cantine; la mappa regionale dei vini di qualità conta 27 Doc, 3 Docg e 6 Igt. Specie negli ultimi anni, il Lazio si è distinto per un interessante lavoro di riscoperta degli autoctoni, tendenzialmente orientato alla produzione di etichette di pregio o al recupero di un legame più profondo con il territorio. Sotto questo aspetto, si segnalano i progetti per la valorizzazione di vitigni come la Biancolella di Ponza o la buona risposta, di critica e di mercato, fatta registrare da vitigni come il Nero Buono, il Bellone o il Moscato di Terracina, che si affiancano agli “storici” Cesanese, Malvasia del Lazio, Passerina o Grechetto b. Il progetto Itienolazio vuole valorizzare in particolare l’identità territoriale che è data da 37 vitigni autoctoni, utilizzati da 234 cantine e che investono 3000 ha; vengono vinificati, spesso per piccoli volumi, come leva di diversificazione degli assortimenti. I vitigni autoctoni sono strettamente connessi alle tradizioni locali ed hanno bisogno di occasioni di valorizzazione, di riscatto e di rilancio economico; ma, se adeguatamente valorizzati, possono essere un’attrattiva enoturistica.
Del resto se in passato l’enoturismo era considerato un segmento di nicchia, oggi attrae un pubblico diversificato, composto da esperti, professionisti, semplici appassionati e curiosi. Intorno al vino si sono consolidati nuovi e più qualificanti servizi: non solo degustazioni, visite ed eventi, ma attività outdoor tra i vigneti, esperienze di vendemmia turistica, ospitalità tematica; un’offerta destagionalizzata, per una platea di fruitori ampia e con esigenze differenti.
Il patrimonio enoturistico ha una grande attrattività per i turisti italiani e stranieri, crea valore aggiunto per le imprese e stimola la crescita economica e sociale dei territori interessati; ed è l’occasione per rafforzare l’economia locale che parte dalla vitivinicoltura per essere motore di sviluppo del territorio e delle attività svolte negli ambiti della multifunzionalità: agriturismo, turismo rurale, agroartigianato, vendita diretta di vino, olio e prodotti dell’agricoltura locale, offerta museale, fattorie didattiche, ecc.