È risaputo che l’apertura di lattazione è uno dei momenti critici per la bovina da latte. Il cambio di dieta nel post-partum e il repentino aumento della produttività, associata a una scarsa propensione all’ingestione di grandi quantità di sostanza secca, sono condizioni che creano un elevato rischio di insorgenza di dismetabolie: molto frequenti sono la chetosi, se la bovina va in grave deficit energetico, oppure l’acidosi ruminale, se nel rendere più energetica la dieta si eccede nell’uso di concentrati, soprattutto quelli amilacei.
Subito dopo il parto, quando ha inizio la lattazione, la bovina presenta una ridotta capacità di ingestione di sostanza secca: il divario tra ingestione in lenta ripresa e fabbisogni in rapido incremento per la produzione di latte può causare una forte carenza di energia, per cui la vacca mobilizza le riserve di grasso corporeo per ottenere l’energia di cui ha bisogno.
La rapida mobilizzazione delle riserve corporee si associa a un aumento nel sangue di acidi grassi non esterificati (NEFA): questi, se in quantità eccessive rispetto alla capacità del fegato di metabolizzarli, possono essere utilizzati per la sintesi di corpi chetonici, tra cui il più noto è il beta-idrossibutirrato (BHB). La chetosi è definita come una patologia metabolica caratterizzata da un eccesso di corpi chetonici circolanti.
Le pesanti conseguenze della chetosi sulla salute delle bovine sono note: al di là della diminuzione della produzione, la chetosi è anche associata a una generale riduzione della risposta immunitaria con un aumento del rischio di mastiti, ritenzione della placenta, dislocazione dell’abomaso e diminuzione delle funzionalità riproduttive.
In un momento in cui viene richiesto all’allevamento di ridurre fortemente l’uso del farmaco, risulta semplice comprendere quanto importante sia poter prevenire o identificare precocemente l’insorgere della chetosi al fine di evitare o limitare tutte queste problematiche sanitarie.
Contrastare e prevenire la chetosi
La preparazione alla delicatissima fase del post-partum deve già iniziare alla fine della precedente lattazione, con un’attenta gestione dell’asciutta e in particolare delle 2-3 settimane antecedenti il parto. Le bovine di oggi hanno una potenzialità produttiva molto elevata e spesso questa spinta viene favorita dalle strategie giustamente messe in atto in asciutta-steaming up per contrastare l’ipocalcemia: fornire una dieta anionica corretta aiuta a prevenire l’insorgenza di ipocalcemia e favorisce la partenza della lattazione, arrivando a picchi produttivi anche molto elevati.
Per contrastare il pericolo che le vacche vadano in chetosi, è importantissimo in questa fase favorire la massima ingestione di energia: ciò significa garantire una condizione ruminale che favorisca la rapida digestione degli alimenti, ma anche somministrare alimenti energetici liquidi nell’acqua di abbeverata, un modo alternativo ed efficace per sostenere un adeguato apporto di energia quando l’ingestione di alimento è invece ridotta.
Infine, l’allevatore, monitorando attentamente la produzione di latte e il comportamento alimentare della bovina, può già farsi un’idea di come stia affrontando la nuova lattazione. La realtà dei fatti è che spesso in stalla non vi è il tempo materiale per svolgere questi controlli, specialmente su un numero elevato di capi: le innovazioni sulle analisi del latte possono fornire un supporto fondamentale nel monitoraggio di questa delicata fase fisiologica.
Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte n. 3/2023
Dal latte gli indicatori su salute delle vacche e gestione aziendale
di P. Berzaghi, M. Dorigo, R. Fornaciari
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