L’impiego dei cereali autunno-vernini (cav), come frumento, orzo, segale, triticale e loro miscugli nell’alimentazione della vacca da latte è ormai noto. Il loro ruolo nella formulazione della dieta delle bovine si giustifica per la loro capacità di sostenere elevate produzioni di latte, garantendo allo stesso tempo un adeguato tenore in grasso.
Inoltre, queste peculiarità associate ai recenti fenomeni di scarsa disponibilità di acqua meteorica nei mesi estivi e alle congiunture del mercato cerealicolo, hanno favorito il crescente impiego degli insilati dei cereali autunno-vernini (icav) in complemento al più diffuso insilato di mais nella razione.
Insilare con l’impiego degli inoculi batterici
Il primo risultato evidenziato dalle esperienze effettuate è stato l’individuazione di un intervallo ottimale di raccolta che, approssimativamente, si colloca tra la maturazione lattea e quella cerosa delle cariossidi e si caratterizza per un valore di sostanza secca (s.s.) compreso tra 30-35%. Queste indicazioni sostanzialmente confermano quanto già reperibile dalla bibliografia e intuibile dalla pratica aziendale.
In aggiunta, è emerso che l’impiego degli inoculi permette un generale miglioramento delle fermentazioni. La scelta dell’additivo batterico deve essere valutata in relazione ad alcune caratteristiche chimiche del cereale alla raccolta e alla gestione della trincea dell’insilato nel post-raccolta. Come noto, gli additivi batterici possono essere ricondotti a due grandi categorie: i batteri omolattici (omofermentanti) e i batteri eterolattici (etero-fermentanti).
Batteri omolattici
Giocano un ruolo preminente nella produzione dell’acido lattico dell’insilato, risultato che si ottiene, principalmente, a scapito degli zuccheri disponibili nel trinciato fresco e liberando anidride carbonica e acqua. Inoltre, fin dalle prime ore di insilamento, l’acido lattico è la principale causa dell’abbassamento del pH della massa insilata e già a valori di pH inferiori a 4,2 si garantisce un ambiente poco favorevole alla proliferazione delle muffe e alla crescita dei clostridi sporigeni; comunque, in generale, è desiderabile scendere a valori inferiori a 4 per garantire una migliore stabilità della massa insilata.
Batteri eterolattici
Sono impiegati soprattutto perché, oltre all’acido lattico, favoriscono la produzione di acido acetico; quest’ultimo, avendo meno potere acidificante dell’acido lattico, non è altrettanto rilevante nel raggiungimento del corretto valore di pH, ma limita lo sviluppo di lieviti e muffe, in particolare nelle fasi aerobiche e durante il desilamento della trincea.
Attenzione a sostanza secca e porosità
Cereali autunno-vernini raccolti con un valore di s.s. >33%, al momento dell’apertura della trincea hanno una maggiore predisposizione alla comparsa di fenomeni di deterioramento aerobico (in particolare quando i valori di s.s. superano il 35-37%).
In questo contesto di insilati autunno-vernini a elevato tenore di sostanza secca, il fenomeno di scadimento qualitativo è spiegabile, per lo più, dalla difficoltà di mantenere una bassa porosità della massa (a causa di difficoltà fisico-meccaniche all’atto del compattamento della massa). La bassa porosità, infatti, è una condizione che, se soddisfatta, riduce la presenza di aria nell’insilato, garantendo l’anaerobicità della massa.
In conclusione, l’applicazione degli inoculi omofermentanti è consigliabile per cereali autunno-vernini raccolti a sostanza secca più bassa, al fine di favorire un migliore processo fermentativo e un ottimale abbassamento del pH, con conseguente controllo dei clostridi.
Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte n. 2/2023
Strategie di insilamento per i cerali autunno-vernini
di L. Serva, I. Andrighetto, L. Magrin
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