L’evoluzione delle pratiche agricole, gli indirizzi della politica comunitaria verso sistemi colturali via via sempre più sostenibili e la particolare congiuntura economica dell’ultimo periodo, hanno portato a una rivalutazione degli effluenti di allevamento e dei digestati come una preziosa risorsa fertilizzante per l’azienda agricola.
Se in passato le modalità di gestione di questi sottoprodotti non erano sempre mirate alla loro valorizzazione, oggi, anche grazie all’integrazione degli impianti di digestione anaerobica in azienda e la diffusione di attrezzature sempre più specializzate, è possibile attuare una vera e propria fertilizzazione organica (C-NPK) a tutto vantaggio dell’ambiente e dell’economia dell’azienda agricola.
La fertilizzazione organica, quando ben fatta, consente l’ottimizzazione dei carichi di azoto, il riciclo di nutrienti «rinnovabili» con conseguente riduzione del fabbisogno di concimi di sintesi, e il ritorno del carbonio organico al suolo a tutto vantaggio della fertilità.
Il passaggio fondamentale di cui tenere conto è la necessità di applicare una corretta ed efficiente gestione che permetta di rendere disponibili i nutrienti quanto più possibile nei momenti di maggiore fabbisogno della coltura e, allo stesso tempo, contenere i costi di esercizio riducendo l’impatto ambientale.
La chiave del sistema è proprio il concetto di efficienza di utilizzo, che si raggiunge applicando un approccio sempre più consapevole e strutturato, basato su alcuni punti chiave:
- applicazione del corretto bilancio di fertilizzazione;
- adeguata logistica dei cantieri in base alle caratteristiche dell’azienda;
- utilizzo di tecniche che consentano la gestione delle opportune quantità limitando al massimo le emissioni di ammoniaca in atmosfera e preservando la struttura del terreno.
Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte n. 2/2023
Effluenti e digestato: fertilizzare con il riciclo dei nutrienti
di G. Bezzi, P. Mantovi
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