Dalla recente indagine Istat sulle intenzioni di semina, effettuata su un campione di 15.000 aziende, emerge una riduzione dell’1,5% circa per le superfici nazionali destinate ai seminativi. Un risultato che comprende una perdita dell’1,1% della Sau cerealicola, solo parzialmente controbilanciata dalla crescita del 2,5% delle superfici impiegate per produzione di ortive, escluse le patate che mostrano invece una tendenza alla riduzione. Segno meno anche per le aree destinate alla produzione di leguminose e per l’intero aggregato delle coltivazioni industriali (tabacco e oleaginose) in linea, queste ultime, con il trend al ribasso in atto da cinque anni.
Tra i cereali si osservano dinamiche disomogenee che premiano il frumento tenero, con superfici che sarebbero cresciute del 6,2%, soprattutto nelle regioni del Nord, penalizzando al contrario il grano duro, coltura che avrebbe invece ceduto, sempre in termini di Sau, l’1,6% rispetto allo scorso anno. Lo spaccato geografico dei dati restituisce, nel caso del frumento duro, una riduzione del 3,2% nel Mezzogiorno, dove si concentra il grosso delle aree coltivate, solo parzialmente controbilanciata dagli incrementi previsti nel Nord Italia, in particolare nel Nord-ovest, e nelle regioni centrali.
Le intenzioni di semina a orzo appaiono sostanzialmente invariate rispetto a quelle dello scorso anno, mentre il mais, al contrario, dovrebbe perdere oltre il 6% di Sau, dopo la flessione già registrata nel 2022. Freno tirato, sempre per l’eredità negativa della scorsa campagna agraria, anche per le superfici risicole, in calo dello 0,6% secondo l’indagine Istat, ma di oltre il 3% stando al sondaggio semine per il 2023 pubblicato a inizio marzo dall’Ente risi.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 12/2023
Nel 2023 meno ettari a cereali e colture industriali
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