La successione ideale di un sistema circolare foraggi/latte

Alle aziende del comparto latte viene richiesto di essere sempre più attente alla sostenibilità e di mostrare capacità di resilienza per superare positivamente le criticità legate ai cambiamenti climatici, nonché affrontare le continue, quanto spesso imprevedibili, turbolenze dei prezzi delle materie prime e dei fattori produttivi.

Il raggiungimento di molti degli obbiettivi di sostenibilità rilevanti per la politica comune europea ha come base l’incremento dell’efficienza nei diversi comparti della filiera produttiva. In questo contesto, organizzare e gestire un sistema foraggero capace di valorizzare in modo efficiente i reflui aziendali e nel contempo produrre grandi quantità di alimenti a elevato valore aggiunto per la stalla può contribuire in modo determinante a incrementare l’efficienza di utilizzo delle risorse del sistema aziendale, rappresentando un esempio virtuoso di circolarità, applicabile a molte delle realtà produttive della Pianura Padana.

L’esperienza aziendale ha infatti dimostrato come sia possibile disegnare una successione di colture foraggere capace di raggiungere i massimi livelli produttivi, calibrando in maniera oculata l’utilizzo dei reflui aziendali, senza la necessità di ricorrere, se non in minima parte, all’acquisto di nutrienti esterni.

I principi del sistema foraggero

Quello riportato di seguito è un esempio di sistema foraggero adottato in numerose realtà aziendali della pianura piemontese, i cui terreni sono prevalentemente a tessitura franco-limosa, dotati di un buon livello di fertilità e con la possibilità di essere irrigati per scorrimento con acqua derivata da fonti superficiali consortili o da pozzi sia consortili sia privati.

Nella figura è riportata in sintesi la successione ideale delle colture, che si cerca di seguire in queste aziende.

Fatta 100 la superficie aziendale a seminativi (quindi esclusi i prati permanenti), l’organizzazione ideale del sistema foraggero prevede di investire circa il 30% a erba medica, un 50-60% a mais dedicato principalmente alla produzione di pastone integrale di spiga, e il restante 10-20% va modulato in relazione ai fabbisogni della mandria, adottando la doppia coltura cereale vernino (triticale, frumento, miscuglio) e sorgo foraggero, per la produzione di alimenti per la rimonta.

Su una parte della superficie investita a mais, in relazione alle disponibilità irrigue, è possibile prevedere la coltivazione di un erbaio intercalare vernino a base di loglio italico da sfalciare precocemente a primavera (prima metà di aprile), senza interferire significativamente con la produzione del mais in successione.

Per un’azienda che inizia questo tipo di percorso il consiglio è quello di investire, al primo anno, circa il 10% della superficie a seminativo con erba medica e continuare così negli anni successivi. Al terzo anno si arriverà a regime, con il 30% della superficie a seminativo investita a erba medica. Dal quarto anno in poi sarà possibile, dopo il primo taglio primaverile, rompere il medicaio e seminare il mais.

Al mais possono poi seguire 1 o 2 anni di doppia coltura loglio italico-mais, quindi la doppia coltura cereali vernini-sorgo e ancora 2-3 anni di mais o loglio italico-mais.

Dopo circa 7 anni tutta la fertilità residua dell’erba medica sarà stata valorizzata al meglio e il terreno sarà pronto per un nuovo ciclo triennale della leguminosa. Operando in questo modo si evita che l’erba medica succeda a sé stessa dopo periodi troppo brevi, con possibili problemi legati alla presenza di funghi o altri agenti patogeni che potrebbero mettere a rischio l’insediamento della coltura.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su Stalle da Latte  n. 2/2023
Sistema foraggero e latte, il “guadagno” c’è se il binomio è circolare
di E. Tabacco, F. Ferrero, S. Pasinato, L. Comino, G. Borreani
Per leggere l’articolo completo abbonati a Stalle da Latte