Olivicoltura, futuro incerto senza interventi coordinati

oliveto abruzzo

L’incremento della produzione di olio d’oliva italiano e il recupero della competitività sul mercato interno ed estero non potranno prescindere da un rafforzamento dell’aggregazione dei produttori, attraverso il ruolo strategico delle loro organizzazioni (Op), e da una maggiore progettualità e collaborazione da parte di tutti gli attori della filiera.
Secondo il vicepresidente della Cia-Agricoltori Italiani Gennaro Sicolo, intervenuto nei giorni scorsi al tavolo olivicolo convocato dal Masaf, è questa la strada per rilanciare il settore, penalizzato dagli effetti dei cambiamenti climatici e dalle problematiche fitosanitarie, a partire dall’emergenza xylella.

La prolungata siccità, ma soprattutto le eccezionali ondate di calore della scorsa estate hanno tagliato di quasi il 30% la produttività degli oliveti italiani rispetto alla campagna precedente, con la produzione di olio scesa ai minimi da quattro anni e pari a 235.000 tonnellate. Un trend negativo che prosegue da ormai tanto tempo: da oltre 700.000 tonnellate di olio d’oliva prodotte all’inizio degli anni Duemila, infatti, i volumi sono scesi a 300.000 tonnellate (media delle ultime quattro campagne).
Un potenziale più che dimezzato nell’arco di poco più di vent’anni, che ha ulteriormente ridotto il grado di autosufficienza dell’olivicoltura italiana, strutturalmente dipendente dall’estero.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 9/2023
Come rilanciare l’olivicoltura italiana
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