Melo: buoni risultati impiegando reflui da allevamenti suini

Al fine di colmare la scarsità di riferimenti riguardo l’impiego di reflui di origine suina in frutteto, l’Università di Torino ha avviato una sperimentazione triennale su melo. Sono stati prodotti un pellet tradizionale non acidificato, un pellet acidificato e un pellet acidificato e bilanciato con l’addizione di nitrato di potassio e nitrato di calcio. Il loro utilizzo in frutteto è stato messo a confronto con i piani di concimazione aziendali per i tre anni di studio (2018-2020) in modo da definire le modalità di fertilizzazione più efficaci.

Con l’obiettivo di ottimizzare l’impiego agronomico del materiale pellettato, lo stato nutrizionale dei meleti è stato monitorato in fase iniziale e, a seguire, nel corso del progetto.

Tramite voli con droni dotati di sensori specifici sono state create delle mappe di fertilità/concimazione sito-specifiche per distribuire il materiale pellettato in funzione delle esigenze nutrizionali rilevate. È stato quindi messo a punto un prototipo di macchina in grado di distribuire il concime in frutteto a dosi variabili. Infine, la sostenibilità della filiera proposta è stata valutata attraverso l’analisi della carbon footprint per la quantificazione delle emissioni a effetto climalterante.

Valutazione di impatto ambientale

L’analisi del ciclo di vita ha evidenziato, al termine dei tre anni, come l’utilizzo di pellet integrato si sia dimostrato sempre più vantaggioso rispetto alle altre tipologie di pellet, in particolare per gli impatti di acidificazione, ossidazione fotochimica e eutrofizzazione. Questo è in larga parte dovuto alla minor quantità utilizzata rispetto alle altre tesi. Il confronto tra l’impiego di pellet e la fertilizzazione tradizionale sembra evidenziare un minor impatto di quest’ultima.

Questa differenza è legata in larga parte alla metodologia Life Cycle Analysis (LCA) che considera gli impatti del letame utilizzato come input al sistema di fertilizzazione pari a zero, in quanto questo è considerato un prodotto di scarto da un precedente processo produttivo.

Un aspetto interessante da sottolineare è il ruolo che ha avuto il calcio, distribuito come nitrato di Ca in combinazione con il pellet acidificato (T4), nel contenere la perdita di peso nel post-raccolta.

 

La distribuzione in un’unica soluzione del pellet e soprattutto del nitrato di calcio ha reso disponibile alle piante azoto, quasi interamente in forma nitrica e quindi facilmente assimilabile, in una fase di attiva divisione cellulare. Inoltre, l’apporto di Ca ha permesso di limitare la perdita di peso dei frutti a due mesi dalla raccolta, evidenziandone l’importanza nel post-raccolta.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 6/2023
Melo: buoni risultati impiegando reflui da allevamenti suini
di G. Gamba, M. Abbà, E. Dinuccio, L. Rollè, D. Donno, G. L. Beccaro
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