L’Opinione pubblicata su L’Informatore Agrario n. 7/2023
Mentre le prossime semine di mais si avvicinano e già sorgono preoccupazioni per la carenza di acqua in Pianura Padana, con fiumi e laghi a livelli di guardia, il consuntivo del 2022 si è consolidato ed emergono i primi concreti effetti in termini di import.
Con superfici al minimo storico di 550.000 ettari, non solo per i cambiamenti nella Pac ma anche per la scarsissima redditività, e rese in calo del 20% penalizzate dalla siccità, la produzione di mais da granella è tornata indietro di mezzo secolo: meno di 5 milioni di tonnellate come nel 1972 e quella utilizzabile, per la diffusa presenza di micotossine, è probabilmente ancora meno.
Sarà necessario importare circa 7,5 milioni di tonnellate con un esborso sopra i 2 miliardi di euro in un quadro di mercato molto competitivo a livello europeo. La siccità ha infatti colpito tutta Europa, le rese sono diminuite del 26% e la produzione è scesa da 73 a 52 milioni di tonnellate nell’UE, con cali importanti in tutti i principali esportatori ma, soprattutto, nel Bacino danubiano, principale fornitore del mercato italiano.
Le importazioni extra UE sono quindi destinate a crescere di almeno 11 milioni di tonnellate, ma i fornitori scarseggiano. A livello mondiale il bilancio domanda-offerta della campagna commerciale 2022-23 è previsto in rosso, come in quasi tutto l’ultimo quinquennio. Il mais statunitense è praticamente off limits, circa due terzi dei mais GM non sono autorizzati in ambito UE e l’export va principalmente in Cina, Messico, Canada e Paesi asiatici, mentre l’export dovrebbe ridursi di circa 14 milioni di tonnellate, causa un calo del 10% nella produzione.
La corsa all’approvvigionamento si è perciò scatenata già nello scorso autunno, mettendo nel mirino Ucraina e Brasile.
Con un calo produttivo di quasi il 50%, causato dalla siccità più che dalla guerra, l’export di mais ucraino dovrebbe ridursi a 15-20 milioni di tonnellate. Tra ottobre e novembre i flussi provenienti dall’Ucraina sono stati quindi particolarmente intensi per il timore che il «corridoio grano» possa interrompersi improvvisamente. Nell’UE sono arrivati quasi 3 milioni di tonnellate di mais, il 30% dell’intero import 2021-22 e più di tre volte rispetto allo stesso periodo del 2021: il 20% in Spagna, il 15% in Italia, 420.000 tonnellate pari a circa il 40% della campagna 2021-22, il 13% in Ungheria e a seguire Polonia e Olanda con il 12 e l’11%.
Anche il prodotto brasiliano è stato molto richiesto, nonostante oltre la metà dei suoi mais GM non siano autorizzati nell’UE, cercando di attingere alle scorte del secondo raccolto 2022, in attesa di quello del prossimo giugno. In questo caso l’import UE ha raggiunto 2 milioni di tonnellate, quasi il 40% di quello dell’intera campagna 2021-22 e cinque volte quello di ottobre-novembre 2021: il 70% nella Penisola iberica, che ovviamente è il principale mercato europeo per il Brasile, e il 13% in Italia, dove solitamente il prodotto arriva solo nel corso dell’estate a copertura delle scorte.
Complessivamente in soli due mesi l’import italiano è stato di 1,5 milioni di tonnellate con un esborso già pari a quasi mezzo miliardo di euro.
L’importanza dell’innovazione
Certo si spera che non tutti gli anni siano così, ma per una causa o per l’altra ormai è una situazione ricorrente e la spesa per l’import di mais, insieme a quella per soia e derivati, sta annullando gran parte delle entrate derivate dall’export di prodotti tipici di origine zootecnica, ovvero l’87% dell’export di alimenti tipici, escludendo aceto e vino.
Nel 2021 l’import di mais e soia è stato inferiore di soli 55 milioni rispetto all’export di formaggi e salumi tipici, pari a circa 3 miliardi di euro (fonte: Ismea-Qualivita), mentre nel 2022 è proiettato verso i 4,5 miliardi di euro e nel 2023 sarà anche peggio.
Stante il calo delle superfici la maiscoltura ha una sola strada: l’apertura all’innovazione. Il tavolo che ospita il banchetto del tipico senza le gambe delle commodity già scricchiola e prima o poi rischia di cedere.
Dario Frisio
Università di Milano
Speciale – Il mais italiano in cerca di riscossa
Lo Speciale Il mais italiano in cerca di riscossa pubblicato su L’Informatore Agrario n. 7/2023 contiene i seguenti articoli:
- Prezzi in calo e costi elevati: tante ombre sul mais 2023 di H.Lavorano
- Pacciamatura del mais tra tecnica e sostenibilità di L. Capo, R. Meloni, M. Scapino, M. Gilli, A. Reyneri, M. Blandino
- Il 2022 è annata nera per le aflatossine nel mais di S. Locatelli, S. Mascheroni, N. Lazzaroni, C. Lanzanova, N. Pecchioni
- Dromamed»: alla ricerca del mais resistente alla siccità di C. Balconi, A. Torri, R. Redaelli, A. Troccoli, A.M. Mastrangelo, G. Mazzinelli
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