«La pronuncia della Corte di giustizia europea è un buon segnale di apertura che ci fa auspicare che si pervenga presto a un cambiamento dell’attuale legislazione comunitaria in materia di nuove tecniche per il miglioramento genetico delle piante». Così il coordinatore ortofrutticolo di Alleanza Cooperative Agroalimentari Davide Vernocchi commenta la sentenza della Corte europea di Giustizia, resa nota in questi giorni, che ha stabilito che una pianta ottenuta con la mutazione naturale del genoma in vitro e senza alcuna aggiunta di Dna estraneo alla specie, non deve sottostare alla legislazione europea sugli ogm del 2001. Il pronunciamento della Corte di giustizia UE è avvenuto su richiesta del Consiglio di Stato francese in seguito ad un ricorso presentato dalla ong Confederation Paysanne.
«Il tema delle innovazioni genetiche sta assumendo un’importanza vitale per i produttori europei» spiega Vernocchi. «Per fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici che mettono a rischio molte produzioni ortofrutticole sempre più minacciate da nuove patologie causate da insetti patogeni e nuovi organismi nocivi che entrano nella UE grazie alle importazioni dai Paesi Terzi – prosegue Vernocchi – è indispensabile che l’Europa appronti al più presto proposte legislative che ci autorizzino a far ricorso a nuove tecniche come il genome editing e la cisgenesi.
«Per poter raggiungere gli obiettivi fissati dal Green Deal europeo che vanno in direzione di un’agricoltura europea sempre più sostenibile – conclude il coordinatore ortofrutticolo di Alleanza cooperative – è indispensabile che l’Europa riveda il quadro normativo sulle nuove biotecnologie, chiarendo quali debbano essere considerate Ogm e quali siano invece da introdurre come tecniche ammissibili».