Una proposta per contenere il crollo dei prezzi del grano duro

grano duro

I listini del grano duro alla Borsa merci di Foggia hanno ceduto dall’inizio della campagna commerciale oltre il 20%. La riduzione dei prezzi, troppo repentina, sta generando un clima di sfiducia tra gli agricoltori. Non tanto per l’entità dei ribassi, che supera comunque le attese, quanto per le difficoltà operative che nel prosieguo della campagna, considerati gli alti costi di produzione, potrebbero mettere a repentaglio la redditività delle aziende.

L’allarme viene da Cia-Agricoltori Italiani di Capitanata. «I costi di produzione sono triplicati – ha dichiarato il presidente dell’organizzazione, Angelo Miano – e con queste quotazioni coltivare grano non è remunerativo. Nel frattempo però si continua a importare grano estero, la cui semola viene quotata indifferentemente dalla provenienza e, quindi, senza le garanzie di qualità e salubrità della filiera autenticamente italiana».

La proposta di Cia Capitanata e di altre organizzazioni per ovviare a questa situazione è rafforzare il carattere distintivo del prodotto nazionale con un’importante novità, che prevede l’inserimento della semola prodotta con grano duro 100% italiano nel listino della Borsa merci di Foggia.

In Italia infatti i cerealicoltori devono attenersi a un preciso e severo disciplinare di produzione, che garantisce la migliore qualità e la massima salubrità del grano duro italiano. Lo stesso non avviene però in altri Paesi produttori che osservano solitamente regole meno stringenti.
Un aspetto non secondario, considerata la strutturale dipendenza dall’estero dell’Italia per circa un terzo dei fabbisogni annuali di materia prima.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 5/2023
Crollo dei prezzi del grano duro, filiera a rischio
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