L’etichetta Nutriscore resta un sistema di informazione nutrizionale fuorviante, anche con le modifiche che migliorano la classificazione di alimenti come l’olio d’oliva. Sono le conclusioni della Safe (Safe Food Advocacy Europe), una ong che si occupa di tutela dei consumatori, dopo un’analisi dei nuovi punteggi proposti dal comitato scientifico del Nutriscore. Una classificazione che «produce nuove distorsioni», secondo Safe.
Lunedì 19 i ministri dell’agricoltura torneranno a discutere dell’etichetta nutrizionale a Bruxelles, in via informale, nell’ambito del Consiglio Ue.
Dopo l’esame della nuova formula di classificazione degli alimenti del Nutriscore, pensata per far emergere, su forti pressioni della Spagna, le qualità dell’olio d’oliva, Safe denuncia come «l’olio extra vergine e quello di sansa ottengano entrambi un punteggio A» anche se il primo ha un tenore molto più alto di grassi monoinsaturi e di vitamine A e E.
Inoltre, Safe ha condotto un’analisi comparativa con altri sistemi di etichettatura dello stesso tipo (Nova brasiliano, Siga francese, ed etichetta messicana sull’eccesso di zuccheri) concludendo che «spesso i risultati di Nutriscore sono apparsi molto più favorevoli a prodotti ultra-lavorati o ad alto contenuto di zuccheri».
Un altro difetto del Nutriscore, prosegue lo studio di Safe, è la classificazione degli alimenti secondo una porzione standard di 100 grmmi, un sistema che «sembra funzionare bene nella valutazione del punteggio nutrizionale per i prodotti multi-ingrediente, ma inadeguato per i prodotti monoingrediente, in quanto si riferisce ad una quantità che non corrisponde all’assunzione potenziale del consumatore».
Per questi motivi la ong raccomanda alla Commissione europea, che nei prossimi mesi proporrà un’etichetta nutrizionale obbligatoria a livello Ue, di tenere conto degli aspetti negativi del Nutriscore, di usare un criterio per porzione e non per 100 grammi e di testare il sistema per tre anni prima della sua adozione.