Entro la fine di settembre il Ministero delle politiche agricole intende presentare la versione definitiva del Piano strategico nazionale della Pac, in modo che la Commissione europea possa eseguire l’esame finale e dare il necessario via libera, in vista della partenza delle nuove regole del sostegno comunitario dal prossimo 1° gennaio.
I tempi sono stretti, anche perché la pausa estiva non ha aiutato, ma il lavoro procede a un ritmo serrato e, nelle scorse settimane, ci sono stati numerosi incontri, nel corso dei quali sono state discusse le ipotesi di revisione da apportare, per tener conto in particolare delle osservazioni critiche formulate dalla Commissione europea e anche delle prese di posizione che ci sono state da parte delle organizzazioni agricole e degli altri portatori di interesse.
Una delle riunioni più attese ha riguardato il regime ecologico che è la seconda più importante componente dei pagamenti diretti del Primo pilastro, con una dotazione finanziaria che sfiora gli 800 milioni di euro.
Le modifiche in discussione
Il Mipaaf ha presentato una serie di ipotesi di modifiche che vanno nella direzione di migliorare il funzionamento delle pratiche ecologiche, rendendole rigorose dal punto di vista delle prestazioni climatiche e ambientali e più chiare nell’impostazione.
Le ipotesi di lavoro formulate sono riportate nella tabella e specificate per ciascuna pratica ecologica e per i diversi livelli, quando è previsto questo tipo di articolazione.
In generale l’impostazione non è cambiata, il numero di ecoschemi è rimasto lo stesso, la dotazione finanziaria complessiva e per singola pratica è stata confermata e l’importo indicativo dei premi per ettaro o per capo non ha subìto modifiche.
L’intervento di revisione del Ministero si limita alla formulazione dei diversi impegni che devono essere rispettati dagli agricoltori e dagli allevatori per accedere ai contributi pubblici.
Come emerge dalla tabella, gli ecoschemi zootecnici non presentano novità di rilievo. Diversa invece è la situazione per le pratiche ecologiche sulle colture vegetali.
Così, ad esempio, negli oliveti di carattere paesaggistico è aggiunto l’impegno a non eseguire interventi di ammodernamento dell’impianto, con metodi produttivi più intensivi e infittimento degli alberi.
Cambiamenti sostanziali sono in discussione per quanto riguarda la contestata pratica che prevede l’avvicendamento rafforzato dei cereali, con colture foraggere, leguminose e da rinnovo. Come si ricorderà, gli operatori della filiera cerealicola italiana hanno a più riprese contestato le scelte iniziali del Ministero che ora intende intervenire con aggiustamenti tali da soddisfare, almeno in parte, le proposte formulate.
Il divieto assoluto di utilizzo dei prodotti fitosanitari è stato mitigato, consentendo il ricorso alle tecniche di difesa integrata per le colture da rinnovo (ad esempio il mais).
Da qui a fine settembre ci saranno ulteriori incontri, anche del tavolo di partenariato, per mettere a punto l’impostazione definitiva degli ecoschemi e arrivare così alla versione finale del Piano strategico nazionale da mandare a Bruxelles.
Ermanno Comegna