Tra conflitti che mettono a rischio l’autosufficienza alimentare di diverse nazioni, siccità che minaccia la produzione italiana di frumento e mais e prezzi delle materie prime alimentari alle stelle che mettono in seria difficoltà le filiere zootecniche, il «seme» gioca un ruolo cardine, perché, di fatto, è la base di qualunque attività agricola. Approfondiamo la questione con Eugenio Tassinari, presidente di Convase (Consorzio nazionale valorizzazione sementi) e da poche settimane presidente anche di Assosementi.
Presidente Tassinari, è passato circa un anno dal varo del decreto legislativo 2 febbraio 2021, n. 20 «Norme per la produzione a scopo di commercializzazione e la commercializzazione di prodotti sementieri». Come giudica questa normativa?
Il decreto legislativo del 2021 altro non è che una raccolta di provvedimenti e leggi che dal 1971 sono stati emanati per regolamentare il settore della produzione e commercializzazione delle sementi. Non rappresenta quindi un aggiornamento delle norme per adeguarle a una realtà commerciale profondamente cambiata in 50 anni, e alle diverse dimensioni produttive e strutturali delle aziende sementiere.
Purtroppo, è stata un’occasione persa per aggiornare una normativa non più in linea con le mutate esigenze sia del mondo agricolo sia di quello sementiero, così strettamente normato da condizionarne lo sviluppo e determinare inutili aumenti dei costi di produzione.
Il Piano strategico nazionale (Psn) non riconosce il ruolo del seme certificato, ma il seme certificato resta centrale nel garantire maggiore qualità e tracciabilità alle produzioni ed è anche un elemento chiave per i contratti di filiera. Per seme certificato dobbiamo intendere «garanzia di un seme di elevata caratteristica qualitativa» per germinabilità, purezza varietale, assenza di semi infestanti e sano dal punto di vista di presenza di malattie fungine.
È quindi un requisito indispensabile per ottenere produzioni con determinate caratteristiche qualitative richieste dal mercato e costanti nel tempo. Il consumatore chiede sempre più di conoscere l’origine della materia prima utilizzata, i vari passaggi e processi avvenuti per realizzarlo, cioè una tracciabilità completa che deve partire dal campo. Solo così si garantisce il made in Italy, motivo per cui il Piano strategico nazionale dovrebbe invece riconoscere il valore e il ruolo che ha il seme certificato.
La nuova Pac richiama esplicitamente l’impiego di colture più resistenti ai cambiamenti climatici per raggiungere obiettivi di sostenibilità ambientale, economica e anche sociale. Come vede questa opportunità per il mondo sementiero italiano?
Il mondo sementiero sarà sempre più chiamato a dare risposte alle esigenze del mondo agricolo chiamato a sua volta a rispondere alle esigenze del mercato e della società. Sostenibilità ambientale ed economica e, in questi ultimi mesi, a causa del conflitto in Ucraina, la necessità di maggiori produzioni, sono obiettivi per i quali il mondo sementiero può essere di grande aiuto. Anzi, credo che il seme sia il principale strumento per rispondere a queste esigenze.
La Pac ha interpretato questo concetto ma ora è essenziale che questa attenzione venga confermata dalle scelte che il nostro Paese farà nella sua adozione. Inoltre vorrei sottolineare la necessità di azioni mirate a sviluppare e potenziare l’attività di ricerca nel mondo sementiero italiano, oggi decisamente poco attenzionato.
Una domanda come presidente di Convase: poco più di un anno fa Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri, Alleanza delle Cooperative agroalimentari e Assosementi sono entrati in Convase. Quali sono i prossimi step di questa collaborazione?
L’obiettivo che ci siamo prefissi con l’adesione da parte delle Organizzazioni al Convase è di iniziare a creare un tavolo interprofessionale, diciamo così, per individuare azioni comuni che indirizzino l’attività sementiera sempre più verso le esigenze del mondo agricolo.
Teniamo presente che, con le attuali tecniche di miglioramento genetico, le risposte della ricerca nel campo vegetale hanno tempi lunghi, quindi indirizzare e condividere gli obiettivi della ricerca può facilitare il mondo sementiero a fornire più rapidamente risposte al mondo agricolo. Le azioni da mettere in campo, così come le sfide da affrontare, sono tantissime.
Lorenzo Andreotti