Nel 2020 c’erano in Italia 1.133.023 aziende agricole contro 1.620.884 nel 2010 e 3.133.118 nel 1982. Questi i numeri del settimo censimento dell’agricoltura presentati dall’Istat.
In sostanza, negli ultimi 10 anni il numero delle aziende si è ridotto del 30% circa, mentre dal 1982 sono sparite quasi due aziende su tre.
In compenso, la sau media è arrivata a 11,1 ettari per azienda, contro i 7,9 del 2010 e i 5,1 del 1982.
Globalmente, la sau italiana è passata da 15,8 milioni di ettari nel 1982, a 12,8 nel 2010 per arrivare a 12,5 nel 2020.
Nei dati illustrati dal presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, si evidenzia che «il mondo dell’agricoltura italiana mantiene la propria impronta familiare, mentre l’intensità di manodopera si riduce. Nel 2020, in oltre il 98% delle aziende agricole si trovava manodopera familiare, anche se nella forza lavoro è stata progressivamente incorporata manodopera non familiare, che ha raggiunto 2,9 milioni, cioè il 47%. Nel 2010 era il 24,2%, più o meno la metà. Negli stessi 10 anni, la forza lavoro complessiva ha perso il 28,8%, in termini di addetti, e il 14,4% in termini di giornate».
Segnali non incoraggianti vengono anche dall’età dei titolari: solo il 13% ha un’età inferiore ai 44 anni. Un doppio problema perché sono le imprese più grandi e quelle dirette da giovani a mostrare una maggiore propensione per le tecnologie digitali. Infatti, laddove la leadership è esercitata da persone fino a 44 anni il tasso di digitalizzazione arriva al 32,2%; dove invece i dirigenti hanno più di 65 si ferma al 7,6. Nel triennio 2018-2020, ha effettuato investimenti volti ad innovare una o più fasi o tecniche della produzione poco più di un’azienda agricola su dieci».
Quello presentato oggi rappresenta l’ultimo censimento dell’agricoltura che svolto secondo la metodologia tradizionale (ossia con cadenza decennale). Ad esso seguiranno indagini strutturali di tipo campionario, che saranno realizzate con riferimento agli anni 2023 e 2026.