Le attuali quotazioni dell’actinidia (circa 1 euro/kg per le varietà a polpa verde), determinate dalla scarsa offerta di prodotto italiano, consentono di far fronte ai costi di produzione e generare anche un apprezzabile margine di redditività.
Tuttavia, sulla sostenibilità della coltura gioca un ruolo chiave il costo di impianto su cui pesa fortemente l’aumento del costo delle materie prime. La diffusione dell’actinidia in Italia è concentrata in poche zone, in virtù dell’elevata vocazionalità richiesta all’ambiente di coltivazione per l’ottenimento di soddisfacenti risultati produttivi, ma le aree sono comunque dislocate lungo tutto il Paese. Si parte, difatti, da quelle settentrionali, fra le quali Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna sono le regioni più rappresentative, passando per il Centro Italia, dove si trova la prima regione per importanza produttiva, il Lazio, fino alle aree meridionali, dove è la Calabria a emergere per rilevanza.
Il costo nell’anno di impianto
In questo contesto, le soluzioni impiantistiche e le variabili economiche sono molteplici, anche se in linea di massima vi sono due forme di allevamento prevalenti, la pergoletta nelle aree settentrionali e il tendone in quelle centro-meridionali. Il costo nell’anno di impianto.
Nell’anno di impianto si concentra la maggior parte dei costi: in particolare, per i casi relativi a Hayward si registra un onere di circa 43.000 euro/ha per la forma a pergoletta in areali settentrionali e 37.000 euro/ha per la forma a tendone nel Centro-Sud Italia. Considerando, invece, di impiantare una cultivar a polpa gialla, la spesa complessiva sale, rispettivamente, a 47.000 e 41.000 euro/ha per le due forme e aree produttive.
Naturalmente, nel caso si decida di proteggere l’impianto con telo plastico il costo sale in modo considerevole, fino a poco meno di 64.000 euro/ha, in virtù appunto del materiale plastico necessario. Nel dettaglio, per le strutture di sostegno è necessario computare circa 20.000 euro/ha per la forma a pergoletta e poco meno di 17.000 euro/ha per quella a tendone, mentre per la rete di copertura occorre aggiungere circa 12.000 euro/ha per quella semplice di tipo antigrandine e ulteriori 22.000 euro/ha per quella con telo plastico.
La terza voce in ordine di importanza è rappresentata dagli astoni e, in questo caso, è chiaramente da considerare la differenza tra una cultivar non gravata da diritti quale Hayward, che presenta un costo standard attorno a 5 euro, e cultivar gravate da royalties come quelle a polpa gialla, il cui costo è ovviamente superiore.
L’effetto delle materie prime
Alla luce del particolare momento attuale, caratterizzato da elevata volatilità dei prezzi delle materie prime, si precisa che i costi sono riferiti a fine 2021. Al fine di sostenere l’entità delle spese richieste è dunque fondamentale che il mercato riconosca prezzi adeguati e, per tale ragione, è più che mai l’ora di fare sistema per i comparti frutticoli, valorizzando e organizzando l’offerta per una migliore difesa nelle rispettive filiere.
Per l’actinidia, in particolare, la realtà attuale è piuttosto diversificata per le varietà a polpa verde rispetto a quelle a polpa gialla. Per queste ultime tipologie, infatti, grazie all’organizzazione in forma di club che regola l’offerta disponibile e i contenuti qualitativi, i prezzi si mantengono stabili, intorno a 1,50-2,00 euro/kg per prodotto di prima qualità (secondo le rilevazioni Ismea).
Le cultivar a polpa verde, viceversa, soffrono di una maggiore oscillazione dei prezzi, più dipendenti dalle dinamiche produttive mondiali. Nelle ultime campagne, infatti, la carenza di prodotto italiano, dovuta alle avversità climatiche e agli impianti indeboliti o estirpati a causa di PSA o moria, si è riflessa in un rilevante incremento dei valori, permanentemente ben al di sopra 1 euro/kg, sempre con riferimento a prodotto di prima qualità, ma allargando lo sguardo verso le campagne precedenti si ritrovano prezzi pari anche a meno della metà.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 13/2022
Il kiwi è ancora redditizio ma attenzione ai costi di impianto
di A. Palmieri
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