La pacciamatura naturale è una tecnica messa a punto già da tempo ma non ancora molto conosciuta è rappresentata dalla pacciamatura naturale, la quale permette la contemporanea gestione di interfilare e sottofilare e sta destando un crescente interesse sia tra le aziende bio sia tra quelle a produzione integrata che hanno abbandonato l’impiego degli erbicidi.
Può essere eseguita tramite l’utilizzo di trincia e falcia andanatrici, che sono in grado di accumulare nel sottofilare il materiale vegetale asportato dall’interfilare, costituendo, passaggio dopo passaggio, una spessa coltre in grado di soffocare le erbacee spontanee presenti e di impedire la germinazione dei loro semi, attuando un meccanismo di controllo efficace e caratterizzato da un buon grado di sostenibilità ambientale.
La massa vegetale, oltre allo scopo primario di impedire lo sviluppo delle erbacee spontanee, riduce notevolmente le perdite per evaporazione dal terreno sottostante, che rimane quindi più umido e più soffice, con ricadute positive sullo sviluppo del microbioma, ovvero della microflora e della microfauna del terreno, e sullo sviluppo dell’apparato radicale della vite. L’ingresso in campo dell’attrezzatura atta a eseguire la pacciamatura naturale avviene indicativamente quando le erbacee spontanee raggiungono un’altezza di circa 40 cm; qualora siano presenti erbacee spontanee nel sottofilare il primo passaggio può essere anticipato al fine di ricoprirle completamente e garantirne il soffocamento.
Nel corso della stagione vengono generalmente eseguiti 4-5 passaggi, in funzione della velocità di crescita dell’erba, riconducibile alle condizioni pedoclimatiche che caratterizzano il vigneto. La tecnica è stata impiegata con successo anche con viti in fase di allevamento; nel corso del primo anno di vegetazione è necessario intervenire con una frequenza maggiore, soprattutto nella fase iniziale della stagione, in modo da apportare a ogni passaggio dei quantitativi di massa vegetale contenuti e tali da non ostacolare lo sviluppo dei germogli delle viti.
Trincia andanatrice
La trincia andanatrice è un attrezzo portato e, analogamente alla semplice trinciatrice, presenta un rotore munito di mazze che sminuzzano l’erba, azionato dalla presa di potenza del trattore. Grazie alla presenza di una coclea il trinciato viene indirizzato sotto al filare, dove si accumula; i modelli con un’unica uscita della massa vegetale vengono impiegati negli interfilari più larghi, che vengono percorsi in andata e ritorno, come quelli che caratterizzano gli impianti più vecchi o alcuni sistemi di allevamento tradizionali.
Negli impianti con interfilari stretti deve essere impiegata la versione dell’attrezzatura a scarico bilaterale, che prevede che ciascun filare sia percorso solo in andata. La velocità di avanzamento della trincia andanatrice è compresa tra 3 e 6 km/ora in funzione delle condizioni operative, con particolare riferimento all’altezza dell’erba e alla massa vegetale da trinciare.
Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 3/2022
Attrezzature e gestione della pacciamatura naturale
di R. Castaldi
L’articolo completo è disponibile per gli abbonati anche su Rivista Digitale