Si può coltivare barbabietola al Nord nelle varie stagioni, un traguardo impensabile fino a pochi anni fa. Grazie al materiale genetico di ultima generazione, a tecniche colturali innovative, è possibile valorizzare la coltura in modo sostenibile migliorando anche la fertilità dei suoli. Su questo aspetto si concentra l’attenzione degli imprenditori del biogas/biometano che utilizzano la barbabietola – fuori dai bacini bieticolo-saccariferi -, per alimentare l’impianto e il digestato in localizzazione per ridurre le emissioni. E che cercano biomasse energetiche alternative al mais oggi troppo costoso (quasi il doppio rispetto all’anno scorso stando al prezzo di mercato).
«Vogliamo cambiare l’agronomia della coltura sfruttando le diverse finestre di semina: primaverile, autunnale e persino quella estiva. Siamo qui per raccogliere la barbabietola seminata lo scorso 10 agosto e valutare i risultati in campo», dice il responsabile commerciale della Sesvanderhave Italia, Massimo Zaghi, durante il demo field presso l’azienda agricola San Mauro a Pordenone. «La barbabietola estiva è stata una scommessa», spiega il titolare Roberto Pessotto che la scorsa estate ha scelto questa coltura al posto di una cover crop per non lasciare nudo il terreno durante l’inverno.
«Ho seminato senza irrigare effettuando soltanto una concimazione di base e adesso – racconta – la resa raggiunta è mediamente pari a 45 tonnellate a ettaro nonostante la grave siccità nei primi mesi dell’anno. Ora preparo il letto di semina impiegando il digestato in localizzazione, con la lavorazione in strip till, per poi procedere con la semina del mais». La varietà più adatta alla semina estiva è Archos.
Zaghi sottolinea i vantaggi del nuovo ciclo di semina che di fatto rende la coltivazione sostenibile: «minime lavorazioni del terreno e pochi interventi di diserbo, basso uso di azoto, zero insetticidi e fungicidi».
Facciamo i conti
Così i costi della barbabietola estiva si riducono all’osso. «Conti alla mano – ribatte – con una resa di 45 tonnellate in media a ettaro, il costo al produttore si attesta a 32 euro a tonnellata (2.228 euro di PLV/ettaro e 769 euro di margine netto). Non solo, utilizzando il digestato nella concimazione di base si abbassa ulteriormente la spesa».
In questo modo si va nella direzione intrapresa dalla nuova Pac, ossia: favorire l’incremento della copertura del suolo e lo stoccaggio di carbonio tramite cover crop o colture simili come appunto la barbabietola (semina autunnale ed estiva); aumentare la fertilità del suolo e la produttività. Una pratica agronomica talmente virtuosa che in futuro potrà avere anche un valore economico (crediti di carbonio).
Giampaolo Piva della Tenuta Villa Carlo, a Udine, utilizza tutta la barbabietola prodotta esclusivamente nel proprio impianto a biogas e ha fatto da apripista nella semina estiva. A lui si deve il merito di aver individuato il nemico numero 1 di questo ciclo colturale innovativo: l’altica. Un problema che è stato poi risolto con la semina del rafano ai bordi del campo. «Ho cominciato otto anni fa a coltivare la barbabietola per sostituire, almeno in parte, il mais cogliendo le opportunità della semina autunnale ed estiva. Attualmente la radice rappresenta il 20% delle biomasse impiegate annualmente nel digestore», rimarca l’imprenditore agro-energetico.
Oltretutto la radice fresca o insilata fa bene all’impianto. A fornire qualche dettaglio in più è Giulio Franco, biologo di Bietifin, la società del gruppo CGBI-Confederazione dei bieticoltori che offre consulenza tecnica a oltre 200 impianti biogas in Italia: «La barbabietola contiene una maggior quantità di acqua e ha una sostanza organica più digeribile rispetto al mais. Ciò migliora le caratteristiche del digestato rendendolo più fluido e diminuendo così gli autoconsumi elettrici legati alla miscelazione e al pompaggio; inoltre, l’elevato contenuto di carbonio velocemente disponibile, rende la barbabietola idonea ad essere utilizzata assieme alla pollina e ad altre biomasse ad elevato tenore di azoto, migliorando la resa energetica complessiva della razione».