Crunchbase, autorevole piattaforma per la ricerca di informazioni commerciali, stima che negli ultimi due anni il settore delle carni vegetali abbia ricevuto investimenti per 2 miliardi di dollari. L’agenzia Bloomberg ritiene che il mercato delle carni prodotte con proteine vegetali, che attualmente fattura già 29 miliardi, arriverà a superare i 160 miliardi entro il 2030.
Intanto le ricerche sulle interazioni tra gli allevamenti e il riscaldamento globale si moltiplicano.
La Alliance of Bioversity International and International Center for Tropical Agriculture, organizzazione non governativa che ha tra i partner finanziatori (si legge sul suo sito) anche l’Unione Europea e l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, ha pubblicato uno studio che giunge a questa conclusione: la rapida eliminazione dell’allevamento zootecnico congelerebbe l’aumento del potenziale di riscaldamento dell’atmosfera per 30 anni, compensando il 68% (!!) delle emissioni di CO2.
Il lavoro, ampiamente ripreso anche da testate come il Corriere della Sera, è stato realizzato da Michael Eisen, dell’Howard Hughes Medical Institute, e da Patrick Brown, ceo di Impossible Foods. Quest’ultimo è il fondatore della società che sviluppa alternative agli animali nella produzione alimentare, nella quale Bill Gates ha investito cospicuamente.
Che gli allevamenti contribuiscano a creare l’effetto serra è innegabile (anche se certo non nella misura denunciata) ma altrettanto innegabile è che uno dei due «studiosi» abbia un evidente interesse economico a sostenere certe tesi. Che ci sia qualche conflitto di interesse nella ricerca? E.Z.
Lo studio si può leggere collegandosi a questo sito