«La sostenibilità ambientale porta valore, ma va coltivata e comunicata. Daremo alle imprese il supporto necessario per ottenere il massimo dai bandi del PNRR in uscita, implementando gli investimenti nelle rinnovabili e l’impiego di tecniche agroambientali più innovative quali l’utilizzo del digestato».
È l’appello agli agricoltori di Gabriele Lanfredi, numero uno del gruppo CGBI-Confederazione dei bieticoltori che riunisce oltre 5.200 aziende agricole, oggi al vertice del comparto agro energetico italiano con 22 impianti biogas partecipati e 200 impianti in service o gestiti direttamente dalla società partner Bietifin.
Dalla Lombardia al Veneto all’Emilia-Romagna, proseguono gli incontri di CGBI nelle sedi locali di Confagricoltura per approfondire le opportunità del PNRR.
Il modello di sviluppo si focalizza, da un lato, sulla produzione di biometano agricolo (biocarburante di nuova generazione), attraverso la costituzione di nuove società agricole consortili, dall’altro sull’implementazione del parco agri-solare e poi successivamente delle comunità energetiche.
Lanfredi pone soprattutto l’accento sui benefici e le potenzialità della rivoluzione agro-energetica: «Il PNRR è l’occasione per cambiare marcia, innovare le aziende agricole e renderle più competitive. Se sapremo lavorare bene, il Paese potrà disporre di una grande produzione di biometano agricolo, integrata a quella elettrica da biogas e fotovoltaico; quest’ultima sarà collocata sul mercato dell’energia rinnovabile, sostenibile e certificata, ad alto valore economico oltre che ambientale». Centinaia di agricoltori hanno preso parte ai primi tre incontri – a Mantova, Treviso e Parma -, incentrati sulle produzioni da fonti rinnovabili, lo scenario economico e gli aspetti legislativi in via di definizione.
CGBI ha illustrato le proprie linee strategiche, “dallo zucchero al biometano”, ridefinite la scorsa estate nel corso delle assemblee dei soci di CNB e di ANB, che rappresentano una svolta per il mondo agricolo, grazie alla presenza capillare sul territorio e alla fitta rete di cooperative, con 35 tecnici specializzati nei diversi rami di attività: bietola, biogas, medica, proteoleaginose, biomasse e fotovoltaico.
L’appuntamento di Treviso, in webinar, ha raccolto più di 220 adesioni, con l’introduzione del presidente di Confagricoltura Treviso, Giangiacomo Bonaldi, seguita dall’illustrazione del progetto fotovoltaico e del suo quadro normativo da parte del responsabile del progetto Agrisolare di CGBI, Tommaso Honorati. Il gruppo CGBI, come ha spiegato il presidente Lanfredi, ambisce a diventare un soggetto aggregato di produzione elettrica rinnovabile, con una visione ampia e l’obiettivo di generare valore sotto il profilo economico e ambientale. Lo sguardo d’insieme è proiettato alla realizzazione delle comunità energetiche indicate nel PNRR, per incrociare il forte incremento della domanda di energia elettrica rinnovabile che difficilmente troverà riscontro sul fronte dell’offerta.
Il nuovo decreto biometano ha catalizzato l’attenzione degli agricoltori riuniti nella sede di Confagricoltura Parma, con il presidente, Mario Marini, e il responsabile regionale di bioeconomia, Alberto Mazzoni. «Sul tavolo ci sono – ha detto il presidente CGBI – 1,9 miliardi di euro per il biometano con la riconversione degli impianti esistenti e l’ammodernamento dei sistemi di stoccaggio e di distribuzione del digestato e circa 2,6 miliardi per il fotovoltaico (in particolare 1,5 per il fotovoltaico sui tetti degli edifici agricoli e 1,1 per l’agrovoltaico a terra). Soldi che vanno impiegati entro il 2026 e per i quali ci attendiamo l’uscita dei bandi. Il mondo agricolo è impegnato, da tempo, sul fronte delle agroenergie: come Cgbi varammo un progetto unico in Europa, già nel 2010, che con la valorizzazione dei sottoprodotti della filiera bieticola ha creato un’economia circolare di integrazione del prezzo delle barbabietole da zucchero che ha salvato il settore». Il Gruppo è infatti presente nel parmense e nel piacentino, con cinque impianti biogas e due progetti volti alla produzione di biometano.
«Vogliamo riproporre la stessa forma societaria già collaudata nel comparto biogas, ma coinvolgendo maggiormente le aziende zootecniche nella costituzione di società agricole consortili, per realizzare impianti di biometano della capacità di 250 mc/ora – rimarca Lanfredi – seguendo l’evoluzione del progetto “Agri.Bio.Metano” che tra le matrici conferite ha in prevalenza effluenti zootecnici. Alle cooperative CGBI spetterebbero invece compiti gestionali, inclusi quelli finanziari».